L’OMBRA

Mario Almirante

Sog.: dalla pièce omonima (1915) di Dario Niccodemi. Scen.: Mario Almirante. F.: Ubaldo Arata. Int.: Italia Almirante-Manzini (Berta Trégner), Alberto Collo (Gerardo Trégner), Liliana Ardea (Elena Previle), Andrea Habay (Alberto Dawis), Domenico Marverti (il dottore), Vittorio Pieri (Michele, padrino di Berta), Oreste Bilancia. Prod.: Alba-Film. DCP. D.: 90’. Col. (da una copia nitrato imbibita)

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

L’ombra è basato su un testo teatrale di Dario Niccodemi, molto popolare a teatro e che ha avuto diversi adattamenti cinematografici prima e dopo la versione di Almirante. Il film ricalca in parte la parabola muta di persone affette da paralisi che riacquistano le forze in modo miracoloso, come in The Home Maker di King Baggot del 1925 o Lucky Star di Frank Borzage del 1929. Ancora di più, il film segue le parabole dei film muti sui ciechi che, una volta recuperata la vista, scoprono una realtà amara, ad esempio che l’amico, il marito o la moglie non provano più amore per loro, come nel film francese, Mieux valait la nuit (Éclair, 1911), o in quello danese Hjertestorme (August Blom, 1916). Qui la moglie Berta, dopo essersi ripresa dalla paralisi, scopre che il marito Geraldo, un artista, ha avuto un figlio da un’altra donna mentre lei, un tempo vivace e sportiva, era paralizzata e non poteva avere figli.
Nel suo blog Observations on Film Art (2010), David Bordwell afferma, a proposito della trama di L’ombra, che “una diva paralizzata è una contraddizione in termini”, ma, analizzando la scena della guarigione della donna, precisa che proprio da lei (interpretata dall’attrice Italia Almirante Manzini) emerge “una notevole gamma di [micro-]emozioni”, confermando così il fatto che l’insistenza sui campi lunghi, che aveva dominato il diva film degli anni precedenti, ha lasciato ora spazio a “una performance del viso, del corpo e, in particolare, delle braccia inquadrati in piani ravvicinati”. Lo rivelano inquadrature come quella della mano di Berta riflessa in uno specchio, che diventa gradualmente visibile quando la donna recupera le forze e alza il braccio.
Esistono due copie restaurate del film, disponibili rispettivamente presso il CNC di Parigi e la Cinémathèque royale de Belgique, entrambe duplicate da nitrati d’epoca imbibiti (la copia del CNC è stata proiettata al Cinema Ritrovato nel 1994). La copia belga è più lunga e più completa, ed è stata utilizzata per il nuovo restauro digitale realizzato dal Museo Nazionale del Cinema di Torino in collaborazione con la Cinémathèque royale de Belgique.

Ivo Blom

Copia proveniente da

Restaurato in 4K nel 2023 da Museo Nazionale del Cinema di Torino in collaborazione con Cinémathèque royale de Belgique a partire da un duplicato negativo 35mm. Quest’ultimo stampato da Cinémathèque royale de Belgique a partire da una copia nitrato imbibita