ALBERT CAPELLANI: UN CINEMA DI GRANDEUR II

Capellani ritrovato

Il suo nome è noto, ma per due soli film, Les Misérables (1912) e Germinal (1913): il resto della sua produzione è rimasto nell’ombra. La retrospettiva in due parti, iniziata lo scorso anno, speriamo contribuisca a riscoprire un grande regista e la sua opera.

Nel programma di quest’anno presentiamo più di venti titoli relativi a tutte e tre le epoche della sua carriera: i cortometraggi Pathé prima del 1910, i capolavori come Germinal (1913) e Quatre-vingt-treize (1914), restaurati dalla Cinémathèque Française, e altri film risalenti agli anni in cui Capellani è stato il direttore artistico della S.C.A.G.L., e poi quelli, ancora poco noti, della sua produzione americana, grazie ai ritrovamenti di Camille (1915) e The Feast of Life (1916) nella collezione del Národní Filmový Archiv di Praga.

Siamo particolarmente felici della qualità di molti dei film che presenteremo: L’Homme aux gants blancs in una versione completa e restaurata, grazie al supporto della Fondation Jérôme Seydoux-Pathé.

Germinal (1913) e Le Signalement (1912) vengono mostrati nel programma “Colori del muto” mentre altri film di Albert Capellani si possono vedere nella sezione “Cento anni fa: settanta film del 1911”.

In occasione della rassegna su Capellani viene pubblicato il dvd Albert Capellani-Un Cinema de grandeur, una coproduzione della Cineteca di Bologna e della Fondation Jérôme Seydoux-Pathé, che contiene dodici film che vanno dal 1905 al 1911, la musica di John Sweeney, e numerosi extra.

Capellani, regista di due secoli

In quanto regista del ‘900 Capellani lavora a storie radicate nel presente del loro tempo: raggiunge uno straordinario effetto di realtà con delle scene di strada di Parigi (Les Deux sœurs, L’Homme aux gants blancs), intreccia personaggi e storie in narrazioni continue, in un fluido susseguirsi dell’azione. Crea immagini cinematografiche dall’effetto immediato e capaci di catturare l’attenzione del pubblico. Un cinema di empatia e sentimenti, il cinema del ‘900 appena trascorso.

Capellani è un regista del XIXº secolo, e con i suoi film ci rende partecipi della vita culturale del XIX secolo, facendoci entrare nei suoi mondi immaginari, mostrandocene i divertimenti e le fantasie. È il caso delle féeries, dotate di effetti speciali e apoteosi (La Légende de Polichinelle). Ritroviamo il fascino per un’antichità decadente fatta di danze coi veli, colori scintillanti e calici di cicuta (Amour d’esclave, 1907); rimaniamo sedotti dal “colore locale” (Cuba o Parigi), assistiamo a una dettagliata ricostruzione degli avvenimenti del 1796 (Le Courrier de Lyon, 1911) e affreschi di guerra e di lotta sociale in dimensioni monumentali (Germinal, Quatre-vingt treize). 

(Mariann Lewinsky)

Capellani in Francia 1905-1914

Venuto dal teatro, Albert Capellani debutta al cinema nel 1905 legandosi alla prestigiosa Pathé Frères. Uomo di lettere e grande personalità, è un lavoratore instancabile. In questo periodo, gli studi della casa Pathé vivono una nuova fase della loro storia: tra il 1906 e il 1908 l’équipe dei registi cambia considerevolmente con le partenze di Lépine et Heuzé e gli arrivi di Denola, Burguet, Gasnier e Leprince.

Nel 1908, agli albori della primi crisi del cinema, ma soprattutto nel pieno della mutazione del sistema di produzione, Capellani s’impone con L’Arlésienne. Arriva la nomina di direttore artistico della Société Cinématographique des Auteurs et Gens de Lettres (S.C.AG.L.) da parte di Charles Pathé.

In questo periodo Capellani lavora con l’operatore René Guichard. Dirige e supervisiona con ritmo intenso i set della rue du Petit a Vincennes: in un anno, marzo 1910-marzo 1911, gira almeno venticinque film! I cortometraggi dell’epoca vengono girati in un tempo che va dai quattro agli otto giorni.

Il suo talento nell’arte della narrazione, la fluidità del montaggio, l’impronta naturalista, la capacità nella costruzione dei personaggi e della loro psicologia, ne fanno una personalità stimata nella professione. Adattando le opere che leggeva da studente al grande schermo, Capellani contribuisce a fare del cinema “un’arte”; in linea, anche se su un piano differente, con le intenzioni innovative di Charles Pathé e dei suoi collaboratori, che fondavano allo stesso tempo la S.C.AG.L. e la strategia del noleggio dei film che permette di proporre più film e al contempo più generi.

Negli anni dieci l’influenza di Capellani cresce considerevolmente. Nella parole di Henri Etiévant si ritrova tutto il consenso e la stima che il regista suscita presso la sua équipe: “Era un ragazzone rosso di capelli, con una personalità molto forte; un uomo molto intelligente, gaudente, coinvolto incredibilmente dal suo lavoro.”

(Stéphanie Salmon)

Capellani negli Stati Uniti 1915-1922

Il 24 aprile 1915 “Moving Picture World” annunciò che la World Film Corporation si era assicurata le prestazioni di Albert Capellani, salutato come “colui che ha fatto Les Misérables”, un film uscito in America due anni prima ma ancora considerato una pietra miliare. “Molta della complessiva eccellenza dei film può essere attribuita direttamente al signor Capellani e alle sue idee anticipatrici sulle possibilità del cinema”, scrisse il “World”, che lo poneva “tra i primi ad avvalersi del lavoro di famosi artisti drammatici” nei film. La World, controllata dalla società teatrale Shubert, affidò a Capellani una serie di adattamenti di opere teatrali, spesso d’ambientazione parigina, girati al Peerless Studio di Fort Lee, New Jersey. Terminate le riprese di Camille, Clara Kimball Young, Capellani seguì Maurice Tourneur ed Emile Chautard al Paragon, un nuovo studio costruito da Jules Brulatour nelle vicinanze del Peerless. Qui realizzò La Vie de Bohème, con Alice Brady, e avviò con Clara Kimball Young un sodalizio che proseguì anche quando la Young se ne andò per fondare la propria società di produzione. Anche quei film, compresi The Common Law e The Foolish Virgin, furono girati a Fort Lee, stavolta allo studio Solax in disuso di Alice Guy Blaché.

Capellani si circondò di molti altri émigré francesi, tra i quali i direttori della fotografia Lucien Andriot, Lucien Tainguy e Jacques Monteran e gli scenografi Henri Menessier e Ben Carré (in molti dei suoi film apparve anche suo fratello, Paul Capellani). Nell’autunno del 1917 Capellani lavorava per la Metro nello studio newyorkese della società, per la quale realizzò anche tre film interpretati da Alla Nazimova, in particolare The Red Lantern (girato in California quando l’epidemia influenzale del 1918 costrinse alla chiusura temporanea la maggior parte degli studios della costa orientale). Tornato nel New Jersey, l’anno successivo fondò nel vecchio studio della Solax le Albert Capellani Productions, dove lavorò come regista e produttore. Capellani produsse vari titoli di George Fitzmaurice e diresse personalmente film come Oh, Boy!, ambizioso adattamento di un popolare musical di Jerome Kern, e The Virtuous Model, una delle sue ricostruzioni “parigine” più suggestive. Il 20 dicembre 1919, mentre Capellani stava girando The Fortune Teller, un incendio distrusse il laboratorio della Solax, di recente ampliato e sottoposto a migliorie dai Blaché. In seguito Capellani entrò nella nuova società di produzione di William Randolph Hearst, la Cosmopolitan, per la quale girò i suoi ultimi quattro film americani. Ritornò in Francia dopo aver diretto Marion Davies in The Young Diana (1922), adattamento del melodramma fantastico di Marie Corelli.

(Richard Koszarski)

Sezione a cura di Mariann Lewinsky