I RAGGI “Z”
Sog.: da una pièce di Bonis Charance. Int.: Ercole Vaser (Monsieur Bruniquel), Gigetta Morano (Gigetta), Ersilia Scalpellini (Madame Bruniquel), Domenico Serra. Prod.: Ambrosio. 35mm. L.: 784 m (incompleto, l. orig.: 1106 m). D.: 38’ a 18 f/s. Copia in bianco e nero con vere imbibizioni di Jan Ledecký
/ B&W print with real tinting by Jan Ledecký
Scheda Film
Bruniquel, il re dell’alta gastronomia parigina, va a una festa in maschera con alcuni amici mentre sua moglie è in viaggio. Avendo alzato un po’ troppo il gomito, inizia a corteggiare Gigetta. Il giorno dopo teme che sia accaduto il peggio, e la paura si trasforma in incubo quando sua moglie assume Gigetta come cameriera. Lieto fine (oggi perduto): Gigetta sposa un dipendente del negozio di gastronomia.
I raggi “Z” ha rivelato un fascino irresistibile in tutte le fasi della sua graduale riscoperta. Un frammento di quindici minuti con incantevoli scene di una Torino innevata era apparso all’inizio degli anni Novanta al CNC di Parigi ed era stato identificato come Oca alla Colbert (Eleuterio Rodolfi, 1913), per via delle sarte mascherate da oche. Al Cinema Ritrovato 2009 abbiamo potuto proiettare la versione francese, estesa a trenta minuti grazie a ulteriori ritrovamenti, nella sezione dedicata a Gigetta e Rodolfi. La trama ha consentito la corretta identificazione di I raggi “Z”, una produzione Ambrosio del 1917 di regista ignoto. Ma quale regista italiano se non Rodolfi sarebbe stato capace di realizzare una commedia di così elegante, affettuoso umorismo e di così seducente brio, creando la perfetta cornice per la meravigliosa interpretazione di Gigetta?
Nell’autunno del 2018 Vladimír Opěla, illustre ex direttore del Národní filmový archiv di Praga, ci ha chiesto se fossimo interessati a restaurare un film italiano recentemente identificato proveniente dalle collezioni NFA, I raggi “Z”. Lo eravamo. Tuttavia, sebbene la copia di distribuzione ceca in nitrato sia dieci minuti più lunga – contiene la scena iniziale del film e altri duecento metri – l’opera resta fastidiosamente incompleta. Rispunteranno mai i trecento metri mancanti? E appariranno infine i misteriosi eponimi Raggi Z?
Mariann Lewinsky
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