KIRMES
Scen.: Wolfgang Staudte. F.: Georg Krause. M.: Lilian Seng. Scgf.: Ellen Schmidt, Olaf Ivens. Mus.: Werner Pohl. Int.: Götz George (Robert Mertens), Juliette Mayniel (Annette), Hans Mahnke (Paul Mertens), Wolfgang Reichmann (Georg Hölchert), Manja Behrens (Martha Mertens), Fritz Schmiedel (il pastore), Erika Schramm (Eva Schumann), Irmgard Kleber (Else Mertens). Prod.: Harald Braun, Helmut Käutner, Wolfgang Staudte per Freie Film Produktion GmbH & Co. █ 35mm
Scheda Film
Verso la fine degli anni Cinquanta non solo gli autori più giovani (quelli che nel 1962 avrebbero dichiarato morto ‘il vecchio cinema’) ma anche l’establishment erano preoccupati per il futuro del cinema della Repubblica Federale. Questo spinse tre dei suoi principali esponenti, Staudte, Helmut Käutner e Harald Braun – un cauto socialista, un borghese liberale curioso e un cristiano conservatore preoccupato – a fondare la Freie Film Produktion GmbH & Co. per proporre quelle nuove idee che a loro avviso latitavano. La Freie Film Produktion si sciolse dopo soli quattro film, due per il cinema (Der Rest ist Schweigen di Käutner, del 1959, e Kirmes di Staudte), e due per la televisione (Annoncentheater. Ein Abendprogramm des Deutschen Fernsehens im Jahre 1776 di Käutner e Die Rebellion di Staudte, entrambi del 1962). Erano capolavori, ma ciò non si tradusse in un sufficiente numero di spettatori. Der Rest ist Schweigen se la cavò bene, ma Kirmes fu un disastro, soprattutto per la campagna denigratoria orchestrata dalla stampa di destra che calunniò il film e dipinse Staudte come nemico del popolo.
Di certo non era amico stretto dei tedeschi ritratti in Kirmes, gli abitanti di un paesino dell’Eifel durante l’inverno 1944-45. Un giovane disertore torna a casa alla ricerca di un rifugio, e mentre i suoi genitori provano ad aiutarlo, altri percepiscono che qualcosa non è proprio come sembra… Staudte mostra come il regime nazista facesse affidamento sulla viltà: quando tutti scendono a compromessi solo quel tanto che basta ad allentare per un attimo la pressione, l’esito finale è un crollo morale senza scampo. Gran parte degli abitanti è indubbiamente brava gente onesta, ma non sempre nei momenti decisivi – come il prete che rifiuta di dare asilo al giovane e crolla sotto le torture di uno scagnozzo nazista. Fu soprattutto questo a mandare su tutte le furie i giornali di destra, perché non era il ritratto della cristianità umilmente resistente, silenziosamente solidale e financo sovversiva sotto il giogo del fascismo che essi andavano instancabilmente promuovendo. Queste poche scene polverizzano un pilastro ideologico della Repubblica Federale tedesca degli anni Cinquanta.
Olaf Möller