Documentario-intervista trasmesso dalla BBC nel maggio del 1978, in coincidenza con una retrospettiva dedicata a King al National Film Theatre (oggi BFI Southbank). Il maestro novantenne partecipò all’evento e fu intervistato davanti a una macchina da presa. A parte gli spezzoni di film, King of the Movies si basa quasi per intero sui racconti divertenti, illuminanti e affascinanti del suo protagonista. Elegante con l’inconfondibile farfallino e gli occhiali con la montatura di tartaruga che lo facevano assomigliare in quegli ultimi anni a un professore di storia americana, King ricorda il mezzo secolo trascorso a fare “il mestiere più strano del mondo”. Parla dell’amore per il paesaggio rurale americano (“Mi piace la campagna, di qualsiasi paese”); della scoperta di Tyrone Power e di Alice Faye; di come avesse superato le limitazioni dei primi film sonori andando in Florida a girare Il porto dell’inferno, il suo primo talkie; delle riserve di Zanuck sugli eroi baffuti (Power e Peck); dell’uso della luce per trasmettere la spiritualità (“Qui ci voglio una luce divina” disse al direttore della fotografia Arthur Miller in Bernadette); degli anni a Parigi e dell’incontro con Hemingway, che lo portò a girare un’ambiziosa serie di film incentrati sugli autori americani del Ventesimo secolo. Si apprendono molte cose, ma soprattutto si apprezzano alcune lezioni più personali, come quando King dice “per me ogni emozione che si vede in un film è passata attraverso la sensibilità del regista, e quell’emozione c’è, che egli decida di mostrarla oppure no”, ricordandoci che il più delle volte egli sentiva quel che filmava, e filmava quel che sentiva.

Ehsan Khoshbakht