VENDÉMIAIRE Episodi 3-4. La Cuve. Le Vin nouveau
Scen.: Louis Feuillade. F.: Maurice Champreux, Léon Clausse. Int.: René Cresté (Pierre Bertin), Édouard Mathé (capitano di Castelviel), Louis Leubas (Wilfrid), Gaston Michel (papà Larcher), Mary Harald (Sarah), Manuel Caméré Fritz), Georges Biscot (Bernadou). Prod.: Société des Établissements Gaumont 35mm. L.: 3036 m. D.: 133′ a 18 f/s. Bn
Episodi 3-4: D.: 75′
Scheda Film
Se già conoscete Louis Feuillade, il suo poco noto Vendémiaire potrà rivelarsi una sorpresa. Diversamente da gran parte della produzione del regista francese, che rientra nella categoria del ‘realismo fantastico’, Vendémiaire è caratterizzato da un realismo meravigliosamente concreto, di una concretezza tutta francese. Il film si divide in quattro capitoli, i cui titoli (Prologo; La vigna; I tini; Il vino novello) fanno pensare a un film tutto incentrato sulla viticoltura. Ma ben presto appare chiaro che il vino è un’allegoria della cultura e della terra francesi, e il vero intento del film è persuadere i connazionali del regista a difendere a tutti i costi quello spirito e quei territori. È il settembre del 1918 e la guerra sta per finire, ma nella tenuta di Castelviel nel sud della Francia la notizia non è ancora arrivata e tutti sono impegnati nella vendemmia. Molti dei personaggi sono sfollati che la guerra ha cacciato dalle loro case del nord. Poi c’è la gente del posto, papà Larcher, le sue due figlie e Pierre, soldato ferito in licenza di convalescenza. Tra loro ci sono Wilfred e Fritz, due prigionieri tedeschi evasi che si fingono braccianti belgi. La loro presenza malevola rende la vita difficile a una famiglia gitana e minaccia la tranquillità dell’intera comunità. Vendémiaire è un dramma avvincente che ritrae con grande verosimiglianza e ricchezza di dettagli la stagione della vendemmia in tempo di guerra. Ed è anche una travolgente celebrazione di Lunel, il bucolico paese che aveva dato i natali a Feuillade. Aspetto ancora più interessante, il film ha palesi intenti propagandistici nello spronare i francesi a compiere uno sforzo estremo per porre fine alla guerra da vincitori. “Noi siamo la nostra gioia di vivere, il nostro amore per il vino e il nostro squisito paesaggio”, dice il sottotesto senza troppi giri di parole, “e il barbaro ‘Fritz’ non deve poter mettere le mani sulle nostre vigne”.
Karl Wratschko