WOMEN OF ALL NATIONS
Sog.: basato sui personaggi di Maxwell Anderson, Laurence Stallings. Scen.: Barry Conners. F.: Lucien Andriot. M.: Jack Dennis. Scgf.: David Hall. Mus.: Carli Elinor. Int.: Victor McLaglen (capitano Jim Flagg), Edmund Lowe (sergente Harry Quirt), Greta Nissen (Elsa), El Brendel (Olsen), Fifi D’Orsay (Fifi), Marjorie White (Margie), Jesse De Vorska (Izzy Kaplan), Bela Lugosi (principe Hassan). Prod.: William Fox per Fox Film Corporation 35mm. D.: 73’. Bn.
Scheda Film
Negli ultimi anni del muto Walsh riscosse un grande successo descrivendo la rivalità tra due ufficiali del corpo dei marines in What Price Glory? (Gloria, 1926). Eppure il regista non era del tutto soddisfatto, perché le didascalie non riuscivano a rendere la finezza dei dialoghi. Nei primi anni Trenta Walsh ripropose i due protagonisti, Jim Flagg e Harry Quirt, prima in The Cock-Eyed World (I due rivali, 1929) e poi in Women of All Nations. Nel frattempo l’attenzione si era spostata dalla guerra e dalla vita militare al sesso e alla commedia, anche se i due versanti sembrano intrecciarsi. In Women of All Nations Walsh filma una trincea della Prima guerra mondiale e una sfilza di gambe femminili con lo stesso stupefacente tipo di carrellata. Entrambe le tematiche sono poi associate alla mobilità: mentre i marines vanno in missione in diversi paesi dove familiarizzano con le donne del posto, anche una ballerina svedese approfitta della sua libertà di movimento, facendosi aiutare dalle proprie ‘armi’.
Qui, diversamente da What Price Glory?, il regista riesce non solo a rendere udibili le salaci conversazioni, ma anche ad arricchire la colonna sonora con i rumori dei bombardamenti e le risatine e i miagolii femminili in allusioni sessuali tipicamente walshiane che sfruttano tutte le potenzialità del suono.
Il film è quasi privo di trama, essendo costituito soprattutto da una serie di situazioni e di gag, sia comiche che drammatiche. Si passa da una magnifica scena di battaglia alla comicità slapstick, mentre lo spettatore viene trascinato in giro per il mondo. Le scene sono collegate da didascalie, la prima delle quali è firmata da Walsh in veste di ‘narratore’. Per tutta la durata del film, il regista sfrutta una manciata di idee fino a esiti assurdi.
Il pubblico fu tutt’altro che entusiasta, forse perché stufo della coppia Flagg/Quirt, e il film perse 175.000 dollari. Stranamente la Fox non si arrese, producendo una quarta e ultima puntata, Hot Pepper (1933), diretta da John G. Blystone. Questo film folle e velocissimo è un esempio estremamente godibile della fase più lucida di Walsh, l’opera di un uomo in grado di trasformare anche una barzelletta scollacciata in sincera forma d’arte.
Ehsan Khoshbakht