Bertolucci su Rossellini: “Film come ‘Viaggio in Italia’ hanno reinventato il cinema italiano moderno, peggio per voi che non c’eravate”
Il volto di Bernardo Bertolucci campeggia sullo schermo della Sala Auditorium di piazzetta Pasolini. È in collegamento Skype perché, ammette con un pizzico di rammarico, “i 38 gradi annunciati a Bologna sono francamente troppi per me”. Non per la platea degli irriducibili del Cinema Ritrovato (c’è anche Renzo Rossellini), accaldati ma felici e adoranti davanti al maestro, che hanno sgomitato per trovare posto alla prima lezione di cinema della 31esima edizione del festival.
Non si può vivere senza Rossellini è il titolo evocativo della tavola rotonda che cita il Bertolucci di Prima della rivoluzione (la frase compare in una scena del film con Gianni Amico) e che mette a confronto con la lezione di Rossellini la nuova generazione di cineasti rappresentata Jonas Carpignano, Roberto De Paolis e Leonardo Di Costanzo, protagonisti italiani della Quinzaine des Réalisateurs di Cannes. “Ho visto i vostri tre film e ho trovato qualcosa di Rossellini in ciascuno di voi, mi sorprende che un regista possa elaborare nel 2017 qualcosa di così lontano come la capacità della macchina da presa di Rossellini di mangiare il presente”, dice Bertolucci ai tre registi invitandoli a parlare del loro rapporto col cinema rosselliniano. Per Di Costanzo, a Cannes con L’intrusa, il fascino sta nel “pensiero Rossellini, nel suo umanesimo, l’insegnamento più grande è la capacità di rappresentare qualcosa di globale filmando una piccola parte del mondo”. Messaggio universale amato e inseguito anche da Carpignano, autore di A Ciambra, che da Rossellini ha imparato a ricercare “non l’inquadratura bella ma quella giusta per sondare la verità”. Per il regista di Cuori puri, De Paolis, “con Rossellini non sai mai dove vai a finire, mi piace la sua umiltà, la capacità di mettersi da parte e farsi contaminare da persone e situazioni”.
L’eredità di Rossellini, insomma, c’è e si vede nel cinema di casa nostra nonostante, come ha recentemente lamentato alla Mostra del cinema di Pesaro Renzo Rossellini, le istituzioni lo abbiano dimenticato e “in Italia – rincara Bertolucci – sia stato apprezzato solo grazie alla Nouvelle Vague. Film come Viaggio in Italia hanno reinventato il cinema italiano moderno, peggio per voi che non c’eravate” chiude il regista abbandonando le polemiche per aprirsi ai ricordi più personali e intimi. Come il turbinio di emozioni della sua prima volta faccia a faccia con il maestro: “Ero incredibilmente in soggezione, lo guardavo con venerazione tremando un po’. Insomma, diventavo completamente scemo”. “Ma l’immagine di lui che preferisco – continua – me l’ha regalata Isabella: quando tornava a casa tutti i suoi figli gli correvano incontro, ‘Io sono la scrofa, vengono da me a succhiare il latte’, diceva. Per me questo è il simbolo della sua leggerezza”.
Sul finire dell’incontro prende la parola il direttore della Cineteca Gian Luca Farinelli che sollecita gli ospiti sull’ultimo film di Rossellini presentato nella giornata rosselliniana di inaugurazione del festival, Le centre Georges Pompidou (1977), “un piccolo film sorprendente che spero possa essere rivalutato anche grazie al Cinema Ritrovato”. E Bertolucci cosa ne pensa? “Io non l’ho visto il film, spero che Farinelli me lo mandi!”, sorride fra gli applausi mentre sullo schermo, seduti al tavolino di un bar, due amici parlano di cinema e qualcuno dice: “Guarda che non si può mica vivere senza Rossellini”.
Annalisa Uccellini, Corso di Alta Formazione per Redattore multimediale e crossmediale, formazione Cineteca di Bologna
Nella gallery, foto di Lorenzo Burlando