ADDIO GIOVINEZZA
S.: dall’omonima commedia di Sandro Camasio e Nino Oxilia. Sc.: Augusto Genina, Luciano Doria. Scgf.: Giulio Folchi. F.: Carlo Montuori, Antonio Martini. In.: Carmen Boni, Walter Slezak, Augusto Bandini, Elena Sangro, Piero Cocco, Gemma de’ Ferrari, Lya Christa, Carla Bartheel, Mario Dale. P.: Films Genina, Roma. L.O.: 2352m. D.:70’. 35mm.
Scheda Film
La Cineteca di Bologna sta lavorando da tempo al restauro del film, che le recensioni d’epoca ricordano per l’accuratezza della realizzazione e per la bella interpretazione della Boni. In realtà, rivisto oggi, risalta per la sua modernità, per la capacità di superare vent’anni di tradizione cinematografica italiana anticipando il nostro primo cinema sonoro; un’opera che mostra appieno le doti di Genina qui ad una delle sue prove più convincenti. Tutta la narrazione è sorretta con brio da un’ottima compagine di attori, tra cui risaltano due dive affatto diverse per storia e temperamento, Carmen Boni e Elena Sangro (ridotta qui al ruolo di simulacro di femme fatale).
Del film la Cineteca di Bologna ha localizzato due copie, una presso la Cinémathèque de Toulouse e una al Gosfilmofond. Entrambe le copie erano incomplete e quella russa non era montata. Oggi presenteremo una copia lavoro del restauro che prevede la collazione delle due versioni, tratte dallo stesso negativo, e il loro rimontaggio, sulla base dei numeri leggibili all’inizio di ogni scena.
“La delicata commedia di Camasio e Oxilia, rappresentazione della vita studentesca nella Torino fin de siècle, ha avuto, sin dal suo primo apparire sui palcoscenici italiani, un successo più che meritato: le goliardie universitarie, i primi amori, la spensieratezza degli anni verdi si suggellano con la fine del corso, che conclude anche la breve stagione della gioventù. Lo studente e la sartina, che s’erano tanto amati, si lasciano con una commozione che coinvolge lo spettatore, portato a condividere con questi personaggi il rimpianto di una età perduta.
“Sostanza e intendimenti della commedia – scrive Domenico Meccoli – sfiorano un mondo che anche intellettualmente è piccolo borghese, è chiuso e senza slanci, spinto quasi dalla fatalità ad occupare, dopo il brillante tempo studentesco, una scrivania in un ufficio, a mettere le mezze maniche e a consumare il fondo dei pantaloni. Se la commedia non cade in questo accorante baratro, è perché la salvano delicata poesia, levità d’accenti, freschezza di tono. La lacrima che spunta alla conclusione ha il sapore dolce-amaro del ricordo grato di una bella stagione della propria vita”.
Inizialmente scritta in vernacolo piemontese, la fortunata commedia ebbe poi una versione in lingua, divenne un’operetta ad opera di Giuseppe Pietri e venne più volte trasferita sullo schermo.
La prima edizione, oggi perduta, venne realizzata quasi subito dopo l’esordio teatrale, nel 1913, da uno dei due autori, Camasio, divenuto nel frattempo regista all’Itala-Film di Torino. Ne fu interprete Lydia Quaranta. Nel 1918 fu Augusto Genina a realizzarne la seconda, al posto di Nino Oxilia, anch’egli cimentatosi nel cinema, ma purtroppo scomparso nel 1917 sul fronte orientale. Sensibile interprete ne fu Maria Jacobini, compagna nella vita di Oxilia, la quale fu una trepida ed appassionata Dorina; la copia di questo film è stata recentemente ritrovata nella Cineteca di Tokyo.
Fu lo stesso Genina, nove anni dopo, a rifare il film, una sorta di coproduzione italo-tedesca, interprete Carmen Boni, attualizzando però la vicenda all’epoca contemporanea alla realizzazione e cioè alla fine degli anni Venti. Nel 1940, infine, Ferdinando Maria Poggioli restituì allo schermo, con una bravissima Maria Denis, la struggente vicenda.
(Vittorio Martinelli)