KLIATVA

Mikhail Ciaureli

R.: Mikhail Ciaureli. Sc.: Piotr Pavlenko, Mikhail Ciaureli. F.: Lev Kosmatov. Scgf.: L.Mamaladze. M.: A.Balanciladze. Mon.: V.Dolenko. In.: Milthail Gelovani (Stalin), A. Mansvetov, N. Konovalov, Aleksei Gribov, N. Ryzov, Sofia Giacintova (Varvara), Nikolai Bogoljubov (Aleksandr), S. Bogoljubova (Olga), D. Pavlov (Sergej), Tamara Makarova (Ksenia), Nikulai Piomikov (Ermilov), I. Nabatov (il ministro Bonnet), N.Ciapligin (Johnson), V. Maruta (Hitler). P.: Thilisskaja Kinostudija. Première: 29 /7/1946. D.: 125’. 35mm.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Tra i film a sfondo politico il più importante fu Il giuramento di Ciaureli, dimostrazione lampante dei trabocchetti tesi all’arte quando vuoi essere monumentale a tutti i costi ed anche del pericolo sociale costituito dal culto rivolto a un capo ancora vivente. […] Il giuramento rese la figura dello Stalin di Gelovani così imponente e divina che in seguito pochi altri film poterono uguagliarne il successo trionfale. Soltanto agli stessi Ciaureli e Gelovani riuscì di ripetere l’exploit con La caduta di Berlino. (Jay Leyda, Storia del cinema russo e sovietico). Protagonisti di questa grandiosa epopea cinematografica sono Stalin e un’operaia di provincia. Nella vita di una semplice donna che ha quattro figli si riflette la drammatica storia di tutto il popolo sovietico, dalla morte di Lenin sino alla vittoriosa conclusione della prima grande guerra sostenuta per difendere la patria. La donna perde i figli e i nipoti, ma non sente alcuna differenza fra il suo personale dolore e il dolore della comunità. Le sofferenze e le gioie di Varvara Petrovna appartengono alla storia del mondo. Alla fine, durante la splendida festa della vittoria, al Cremlino, la vecchia donna, con l’animo schiantato come un albero colpito dal fulmine e pur fiera e a capo eretto, si trova dinanzi a Stalin: da questa immagine traluce l’ingenuo e potente valore simbolico di un’antica leggenda. Perché, quando Stalin si inchina dinanzi all’operaia e le bacia la mano (e la donna in quel momento è il simbolo di tutto il popolo russo), i due protagonisti del film sono di fronte, uniti da un mitico amore. Questo è lo stile del cinema sovietico: la sua antica potenza artistica torna a svilupparsi oggi, nell’epoca del sonoro. (Béla Balazs, Il film – Evoluzione ed essenza di un’arte nuova. Einaudi)

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