ELSTREE CALLING
R.: Adrian Brunel, Alfred Hitchcock, Andre Charlot, Jack Hulhert, Paul Murray. S.: Adrian Brunel, Val Valentine, Walter C. Mycrof Sc.: Val Valentine. F.: Claude Friese-Greene. Scgf.: Reg.Casson,Vivian Ellis, Chic Endor. In.: Anna May Wong, Donald Calthrop, Gordon Harker, Jameson Thomas, Tommy Handley. P.: British Intemational Pictunes. D.: 87’. 35mm.
Scheda Film
Lanciatasi all’inseguimento del cinema americano, l’industria cinematografica inglese insegue anche le grandi produzioni musicali d’oltreoceano, mettendosi in scena con questo Elstree Calling (dal nome degli studi di Elstree, appunto, della B.I.P), una all-star revue trasmessa in televisione (sic) dagli studi di Elstree della B.I.P. e che presenta alcune delle vedettes dei palcoscenici londinesi, allora grandi e famose e oggi mere testimonianze di una forma di spettacolo scomparsa. Il film risulta certamente ovvio nella costruzione a sketch isolati, legati insieme dalla retorica di uno sgangherato presentatore (Tommy Handley) e dalla reiterata gag di Gordon Haiker (tipico cockney) che cerca invano di sintonizzare il proprio televisore sulla trasmissione, ma è impreziosito (oltre che da alcune scene a colori- a pochoir – bellissime quanto rarissime nel cinema sonoro) da un paio di scherzi hitchcockiani decisamente divertenti. Il regista di Blackmail si avventura in una parodia del suo cinema con la scenetta di Thriller, per riservarsi un gran finale con Donald Calthrop (uno dei suoi attori preferiti, e certamente uno dei maggiori del cinema inglese del periodo, già co-protagonista di Blackmail) che, reduce da vani tentativi di mettere in scena Shakespeare fra uno sketch e l’altro, riesce a inscenare, a cavallo di un sidecar, una surreale, divertentissima quanto sgangherata parodia della Bisbetica Domata con Anna May Wong impegnata a colpirlo a torte in faccia. Un piccolo e sconosciuto saggio di umorismo hitchcockiano, regolarmente ignorato dalle filmografie del regista e snobbato dallo stesso autore in tutte le sue interviste. Una lontana anticipazione dei futuri incipit dei suoi telefilm.
“Una cosa che il film riesce a rendere evidente è che non si può – qui o da qualsiasi altra parte – portare sullo schermo artisti di vaudeville. Se, una volta riunito il cast, avessero costruito il film aggiungendo nuovo materiale di un qualche valore cinematografico, ne sarebbe uscito un buon film. Come si presenta ora, a parte i nomi famosi che potrebbero funzionare in provincia, dove non suono mai visti, Elstree Calling chiama dei sordi.” (Variety, 26/2/1930)