Robert Bresson ni vu ni connu
Prod.: AMIP, La Sept Arte, INA. Beta SP. D.: 64’.
Scheda Film
Nel 1965, dopo aver realizzato sei film in vent’anni, Robert Bresson prepara Au hasard Balthazar. Discreto e poco loquace, non ha finora mai accordato un’intervista filmata. Accetta di essere uno dei “Cinéastes de notre temps” e di rispondere alle domande di un giovanissimo e ancora sconosciuto François Weyergans. Trent’anni dopo, François Weyergans, oggi rinomato scrittore, presenta il film dell’epoca e rievoca le condizioni della sua realizzazione. “Riprendere è comprendere, ma comprendere nel senso di… non nel senso di spiegare, ma nel senso di amare, gustare. Ma la ripresa è anche un esproprio, anche quello che lei sta facendo con me mi sembra una presa di possesso della mia persona e mi sento di dire che quando riprendo i miei protagonisti ho come l’impressione di rubare qualcosa. Credo ci sia una frase di Cocteau, molto bella, che a questo proposito dice: “È come rubare una pedina alla morte” e proprio questa fortissima impressione ho provato quando la televisione mi ha permesso di vedere il film che Roger Stéphane aveva fatto su Cocteau qualche tempo prima della sua morte: questo impossessarsi di qualcuno, questa specie di furto. Ho questa impressione quando giro, quando cerco di riprendere quello che a ragione il mio protagonista cerca di nascondere, come anche quello che lui non sospetta sia in gioco in quel momento. Secondo me esiste solo un punto nello spazio dal quale vedere una cosa e in fondo non si tratta di vista, ma di una visione, la visione attraverso un solo occhio; certi film danno fastidio perché le cose sono viste da più occhi, mentre bisogna che sia solo un occhio a vedere, un solo spirito che abbia interpretato questa visione e si sente bene in certi film, e anche nei miei, quando la macchina da presa non è nel posto in cui dovrebbe essere, troppo in avanti, troppo indietro, troppo in alto o troppo in basso”.
Robert Bresson, Robert Bresson ni vu ni connu, tr. it. in Cinema, del nostro tempo, a cura di Flavio Vergerio, CSC-Editrice Il Castoro, Milano, 1998