Flight
T. it.: Diavoli volanti; Sog.: Ralph Graves; Scen.: Howard Green, Frank Capra; F.: Joseph Walker, Elmer Dyer, Joe Novak; Mo.: Ben Pivar, Maurice Wright, Gene Milford; Scgf.: Harrison Wiley; Su.: John Lividary, Harry Blanchard, Dean Daly, Eddy Hahn, Ellis Gray; Int.: Jack Holt (“Panama” Williams), Ralph Graves (“Lefty” Phelps), Lila Lee (Elinor), Alan Roscoe (Major), Harold Goodwin (Steve Roberts), Jimmy De La Cruze (Lobo); Prod.: Frank Capra per Columbia Pictures; Pri. pro.: 13 settembre 1929 35mm. D.: 110’. Bn.
Scheda Film
Dopo il successo di Submarine, un’altra avventura di ordinario eroismo e di fin troppo stretta amicizia virile, ancora interpretata da Jack Holt e Ralph Graves. Alla base, racconta Capra nell’autobiografia, un episodio di umiliazione sportiva di cui lo stesso regista era stato testimone nel 1929 a Pasadena, quando un giocatore della locale squadra di football aveva attraversato il campo in una fuga impossibile, con la palla ben stretta in mano, per andare infine a meta, ma dalla parte sbagliata, assegnando così il punto della vittoria ai Georgia Tech. Ralph Graves avrebbe poi commentato “è la storia della mia vita”, e avrebbe firmato un soggetto che intrecciava esaltazione patriottica, residui comici, romanticismo di routine e una speciale attenzione all’uso del sonoro: “uno dei più fluidi tra gli early talkies” (Joseph McBride). Ma la storia di Lefty Phelps, che s’arruola nella squadra aerea dei marines per dimenticare l’inglorioso passato sportivo, e con il sostegno dell’istruttore Panama Williams trova modo di farsi onore, rimane, a unanime giudizio critico, il più anti-liberal dei film di Capra: “Un’esaltazione dell’imperialismo americano in Sudamerica, una sorprendentemente attuale rappresentazione della guerriglia in Nicaragua, una retorica nazionalista. Ma anche qui lo stile è quello del fumetto, e i guerriglieri somigliano tanto ai vecchi, familiari indiani. E il cow-boy Panama è una sorta di Luciano Serra pilota, passato anche lui dalla sella di un cavallo al cavallo di un aereo” (Vito Zagarrio).
Paola Cristalli