So This Is Love

Frank Capra

Trad. let.: Dunque è questo l’amore; Sog.: Norman Springer; Scen.: Elmer Harris, Rex Taylor; F.: Ray June; Mo.: Arthur Roberts; Scgf.: Robert E. Lee, Rex Taylor; Int.: Shirley Mason (Hilda Jenson), William “Buster” Collier, Jr. (Jerry McGuire), Johnnie Walker (“Spike” Mullins), Ernie Adams (“Flash” Tracy), Carl Gerard (Otto), William H. Strauss (Maison Katz), Jean Laverty (Mary Malone); Prod.: Harry Cohn; Distr.: Columbia Pictures; Pri. pro.: 2 febbraio 1928 35mm. D.: 65’ a 24 f/s. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

È di nuovo Elmer Harris a lavorare su Dunque è questo l’amore, stavolta a partire da un soggetto di Norman Springer. La protagonista è una commessa di drogheria (Shirley Mason, la sorella di Viola Diana), che si lascia affascinare da un pugile (Johnie Walker) e spinge così il fidanzato, un timido garzone di sartoria, (William [Buster] Collier Jr.) a sfidare Walker sul ring. Una storia del tipo Davide e Golia che si fa beffe dei tradizionali codici machisti, diretta da Capra con uno stile svelto e brioso che rende piacevole un racconto che per altri versi potrebbe sembrare semplicemente una storia di masochismo. Considerati i mezzi a disposizione, ancor più scarsi che in Quella certa cosa, il film ricade tutto sulle spalle del regista e del suo talento. L’intera vicenda si svolge in una sola strada, ricostruita in studio, e la scarsità di comparse nella drogheria, nel negozio del sarto e nelle scene sui marciapiedi balza agli occhi al punto da far pensare che si trattasse di un modo dello studio per far capire al ribelle Capra chi, tra produzione e regista, avesse il coltello dalla parte del manico. Il budget estremamente ridotto può spiegare forse la tiepida accoglienza ricevuta dal film. “Variety” lo trovò divertente, aggiungendo però, con una certa condiscendenza che “visto in seconda o terza visione, alla fine non è un brutto film”.

Joseph McBride, Frank Capra: The Catastrophe of Success, Simon & Schuster, New York 1992 (edizione rivista, St Martin’s Griffin, New York 2000)

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