HEAVEN’S GATE
Tit. it.: I cancelli del cielo; Scen.: Michael Cimino; F.: Vilmos Zsigmond; Op.: Jan Kiesser; M.: Tom Rolf, William Reynolds, Lisa Fruchtman, Gerald B. Greenberg; Scgf.: Tambi Larsen; Cost.: J. Allen Highfill; Mu.: David Mansfield; Coreografie: Eleanor Fazan; Ass. R.: Brian Cook, Michael Grillo; Int.: Kris Kristofferson (James Averill), Christopher Walken (Nathan D. Champion), John Hurt (Billy Irvine), Sam Waterston (Frank Canton), Brad Dourif (Mr. Eggleston), Margaret Benczak (Mrs. Eggleston), Isabelle Huppert (Ella Watson), Joseph Cotten (Reverend Doctor), Jeff Bridges (John L. Bridges), Ronnie Hawkins (Wolcott), Mickey Rourke (Nick Ray), Waldemar Kalinowski (fotografo), Terry O’Quinn (capitano Minardi), Paul Koslo (sindaco), Michael Christensen (Michael), Peter Osusky (Peter), Mady Kaplan (Katia), Tom Noonan (Jake); Prod.: Joann Carelli per United Artists 35mm. L.: 6180 m. D.: 225’.
Scheda Film
Tutta l’energia che ho speso per Heaven’s Gate aveva un solo fine: portare sullo schermo, con le migliori immagini e i migliori suoni possibili, l’America della fine dell’Ottocento, cercando di raggiungere il maggior grado di veridicità. Gli anni in cui si svolge il film sono anche quelli in cui si diffonde la fotografia: si tratta quindi di un periodo molto ben documentato. Ogni cosa che si vede nel film trova riscontro in una fotografia del periodo, dai particolari degli abiti all’aspetto della pista di pattinaggio. Questo sforzo di ritrovare la verità ha portato gli attori a impegnarsi, prima delle riprese, in una sorta di Università del West, dove hanno preso le lezioni più disparate: sparare col fucile o con la pistola, andare a cavallo, condurre il carro, radunare le mandrie, andare sui pattini a rotelle (ci sono state più fratture qui che non nei corsi di equitazione). Kristofferson e Isabelle Huppert hanno anche preso lezioni di valzer, per la disperazione del coreografo: a quanto diceva lui, Kristofferson non aveva il minimo senso del ritmo. Una cosa che mi colpì in particolare, guardando le foto dell’epoca, era la grande quantità di persone, la vera e propria esplosione demografica in corso, specie per l’arrivo di masse di emigrati, la nascita velocissima di città molto popolose: è un aspetto che ho voluto assolutamente portare nel film. Quando si vedono in una stessa inquadratura 2.000 persone, 200 cavalli, 200 carri, una locomo- tiva dell’epoca, è tutto vero: col digitale non puoi raggiungere la stessa veridicità, lo stesso suono. Il film dunque racconta un episodio reale della storia americana, basandosi su documenti precisi: è la cosiddetta guerra di Johnson County, dove nel Wyoming i ricchi proprietari di bestiame assoldarono dei killer per sterminare i contadini immigrati, accusati di furto. Ero affascinato dall’idea di portare alla luce questo episodio, in cui degli americani uccidevano altri americani, in cui all’entusiasmo e all’incanto per la giovane nazione si mescolava un sentimento di depressione, di sconfitta degli ideali, di precoce consapevolezza; ed ero anche così ingenuo da credere che altri avrebbero provato il mio stesso interesse. Non sapevo che mi avrebbero odiato. Così sono passato dal trionfo di The Deer Hunter alle critiche devastanti rivolte a Heaven’s Gate, che hanno portato alla mutilazione immediata del film dai suoi originali 325 minuti a una versione di poco più di due ore.
Michael Cimino, intervista realizzata a Bologna il 17.02.2003