MON ONCLE versione inglese / english version
T. it.: Mio zio; Scen.: Jacques Tati, Jacques Lagrange, Jean L’Hôte; F.: Jean Bourgoin; Op.: Paul Rodier; M.: Suzanne Baron; Scgf.: Henri Schmitt; Cost.: Jacques Cottin; Trucco: Boris Karabanoff; Mu.: Franck Barcellini, Alain Romans; Su.: Jacques Carrère; Ass. R.: Henri Marquet, Pierre Étaix; Int.: Jacques Tati (M. Hulot), Jean-Pierre Zola (M. Arpel), Adrienne Servantie (Mme Arpel), Lucien Frégis (M. Pichard), Betty Schneider (Betty), Jean-François Martial (Walter), Dominique Marie (la vicina), Yvonne Arnaud (Georgette), Adelaide Danieli (Madame Pichard), Alain Bécourt (Gérard Arpel), Régis Fontenay (il commerciante di bretelle), Max Martel (l’ubriaco), Nicolas Bataille (l’operaio); Prod.: Alter Films, Film del Centauro, Gray-Films, Cady Films, Specta Film 35mm. L.: 2560 m. D.: 116’.
Scheda Film
La versione inglese My Uncle non è semplicemente lo stesso film con dialoghi diversi, ma un curioso tentativo di creare un amalgama linguistico tra America e Francia. Tutte le inquadrature dove apparivano scritte (nei credit, quando la parola Mon Oncle viene scritta su un muro, o fuori dalla scuola, dove appare l’insegna ÉCOLE, o nel parcheggio della fabbrica, dove la parola SORTIE è dipinta per terra) furono girate di nuovo sostituendo tutte le scritte con il loro equivalente inglese; ma anche per molte scene che non avevano bisogno di traduzione vennero utilizzate riprese diverse, e in generale ci furono molte differenze nel montaggio. Col risultato che il My Uncle inglese è circa dieci minuti più corto di quello francese, pur contenendo materiale mai visto in Francia (ad esempio, il sinistro strumento quasi-chirurgico che Mme Arpel usa per spruzzare disinfettante sul toast e sull’uovo sodo di Gérard). My Uncle (reintitolato My Uncle Mr Hulot per la sua successiva riedizione negli Usa) è un film più profondamente paternalistico rispetto a Mon Oncle. Cerca di dar vita a un mondo francese fantastico e bizzarro in cui le classi medie parlano un inglese britannico particolarmente affettato e regale, mentre la popolazione, compresa Georgette, la domestica spagnola degli Arpel, borbotta continuamente in francese. In questo senso, il film riproduce un tipico incubo francese le cui radici affondano a Omaha Beach, e prima ancora a Waterloo (quando non alla Battaglia di Hastings, che produsse il risultato opposto), dipingendo un paese invaso da occupanti evoluti, economicamente potenti e di lingua inglese. Ma questo incubo sottolinea anche quella che Tati immaginava essere la percezione dei paesi anglofoni della Francia del dopoguerra: un paradiso turistico pittoresco e arretrato dove si poteva parlare benissimo in inglese, a parte quando si aveva a che fare con i contadini. (…)
L’inglese britannico ha un suono snob sia per le orecchie francesi che per quelle americane, e in una commedia non dovremmo forse cercare troppa verosimiglianza linguistica. Ciononostante, il paese delle meraviglie linguistiche ritratto da My Uncle è, a mio parere, una creazione interamente francese. Usa l’inglese così come la cultura francese temeva che potesse essere usato, come elemento di distinzione, superiorità e benessere economico. Segna un momento di particolare ansietà nella cultura francese, che sarà soppiantato dall’ibrido linguistico molto più convincente dei dialoghi anglo-francesi di Playtime.
David Bellos, Jacques Tati, The Harvill Press, 1999