Die Puppe
Tit. It.: “La Bambola Di Carne”; Scen.: Hanns Kräly, Ernst Lubitsch, Da Motivi Dell’operetta Di A.E. Wilner, Basata Su Racconti Di E.T.A. Hoffmann; F.: Theodor Sparkuhl; Scgf. E Cost.: Kurt Richter; Int.: Ossi Oswalda (Ossi/La Bambola), Hermann Thimig (Lancelot), Victor Janson (Hilarius), Jakob Tiedtke (Priore Del Convento), Gerhard Ritterband (Aiutante Di Hilarius), Marga Köhler (Moglie Di Hilarius), Max Kronert (Barone Di Chanterelle), Josefine Dora (Governante Di Lancelot), Ernst Lubitsch (Se Stesso); Prod.: Projektions-Ag Union; 35mm. L.: 1375 M. D.: 58’ A 21 F/S. Imbibito / Tinted.
Scheda Film
Die Puppe è uno dei film più vitali e felici di Lubitsch, anche perché interamente giocato sul piano fiabesco. Come Lubitsch crea Lancelot e la sua buona balia, e il vecchio zio malato, barone di Chanterelle, che vuole a tutti i costi che il nipote si sposi per avere un erede, così nel film Hilarius crea bambole di varia grandezza e di vario aspetto, circondandosi nel suo laboratorio magico di una corte di automi e robot: la più bella è peraltro la bambola Ossi, il “doppio” esatto di una sua figlia in carne ed ossa. Il tema della creazione, così fondamentale nella koiné espressionista di pittori-poeti e poeti-musicisti è dunque centrale nel film, ne determina la struttura a scatole cinesi: tutto viene creato, a piccoli tocchi sapienti, sotto i nostri occhi. […] Il motivo del rapporto fra creatore e “creatura” è fedele al modello hoffmanniano: la bambola Ossi è sorella della bambola di Der Sandmann (L’uomo della sabbia, 1817), che era al centro di un racconto angoscioso e orrorifico, ma poteva ispirare anche le gaie e travolgenti musiche di Offenbach. In ogni caso, il tema qui si lega a quello della crescita e dell’iniziazione: come può maturare un burattino, al di là delle ipotesi edificanti di un Collodi? Come può “crescere”, e magari ribellarsi, un eroe di cartapesta?
Guido Fink, Ernst Lubitsch, Firenze 1977