The Invasion Of The Body Snatchers
T. It.: L’invasione Degli Ultracorpi; Sog.: Da Una Storia Di Jack Finney; Scen.: Daniel Mainwaring, Richard Collins; F.: Ellsworth Fredericks; Mo.: Robert S. Eisen; Scgf.: Ted Haworth, Joseph Kish; Eff. Spec.: Milton Rice; Mu.: Carmen Dragon; Su.: Ralph Butler, Del Harris, Jerry Irvin; Int.: Kevin Mccarthy (Dr. Miles J. Bennell), Dana Wynter (Becky Driscoll), Larry Gates (Dr. Dan “Danny” Kauffman), King Donovan (Jack Belicec), Carolyn Jones (Theodora “Teddy” Belicec), Jean Willes (Sally Withers), Ralph Dumke (Il Capo Della Polizia Nick Grivett), Virginia Christine (Wilma Lentz), Tom Fadden (Zio Ira Lentz), Kenneth Patterson (Stanley Driscoll), Guy Way (Ufficiale Sam Janzek), Eileen Stevens (Anne Grimaldi), Beatrice Maude (Nonna Driscoll), Jean Andren (Eleda Lentz), Bobby Clark (Jimmy Grimaldi), Everett Glass (Dr. Ed Pursey), Dabbs Greer (Mac Lomax); Prod.: Walter Wanger Per Allied Artists; Pri. Pro.: 5 Febbraio 1956; 35mm. D.: 80′. Bn.
Scheda Film
“Uno dei più bei soggetti che si possano immaginare: non soltanto l’uomo scompare ma è un altro se stesso che prende il suo posto. Come è giusto, la regia (Don Siegel), molto onesta, e anche di talento, rimane molto al di sotto di tutto quello che l’idea (Daniel Mainwaring) annuncia e implica (alcuni anni prima di lonesco!). È come se fosse difficile parlare in modo adeguato di ciò che non è ancora accaduto (come la fine del mondo), il che non sorprende. Ciò che è più sorprendente, è che i film di fantascienza siano proprio quelli dove il senso dell’insolito è meno appariscente, l’idea dell’Altro appare ad un livello domestico e quotidiano. (…) Quanto al film di Don Siegel, è innanzitutto un quadro notevole della vita quotidiana in una piccola città americana (Santa Mira). Sono perfettamente riuscite le prime sequenze dove il mistero non fa che annunciarsi tra atti di routine e conversazioni. A misura che il mistero si precisa e perde, così, il proprio mistero, il film perde peso e bisogna confessare che i baccelli giganti non spaventano proprio per nulla. Al contrario. Ma questa disinvoltura di Siegel nel dipingere la “cerchia di famiglia” non è priva di significato. Per rendere un evento sorprendente ancora più sorprendente, è buona regola fissare la propria attenzione su un ambiente chiuso – diciamo familiare – dove la minima deroga alle abitudini assume delle proporzioni (delle sproporzioni) inquietanti. Così la fine del mondo è sempre ciò che succede ad una famiglia, l’intimità, la condizione di ciò che viola ogni intimità. Girando The Birds, Hitchcock non perde mai di vista questa legge semplice (che volge a proprio vantaggio, facendo di questa intimità una possibile causa del cataclisma). C’è una distanza precisa tra il capolavoro assoluto di Hitchcock e il buon film di Siegel. Da Santa Mira a Santa Bodega”.
Serge Daney, L’invasion des profanateurs de sépultures, “Cahiers du Cinéma”, Paris, n. 197, gennaio 1968