Genovieffa Di Braganza
T. Or.: Geneviève De Brabant; Prod.: Pathé; 35mm. L.: 192 M. D.: 10’30” A 16 F/S. Col.
Scheda Film
Il cinematografo a Bologna nel 1907
Il corrispondente della neonata “Rivista fono-cinematografica” di Milano, nell’aprile del 1907, lamentandosi della scarsa offerta di sale cinematografiche a Bologna, si consola con l’unica eccellenza felsinea del settore, quella ditta Rocca fabbrica di piani melodici destinati ad allietare tutti i cinematografi all’estero. Di lì a poco su “Bologna d’oggi”, un giornale di impronta umoristica, nella rubrica dedicata alle segnalazioni teatrali fa capolino la litania dei cinematografi: “Ideal, Marconi, Radium, Sempione. Ritrovi affollati sempre perché vi si può passare la sera divertendosi e si corre l’alea di trovare qualche… pizzicotto… Bei quadri, nuovi, fermi, chiari”. Vi emana una certa aria licenziosa d’antan, la stessa proveniente dalle note di Carlo Musi, leggendario cantore dialettale della vecchia Bologna. In breve, con l’inaugurazione del già citato Radium, del Centrale e del Cinematografo della Borsa il pubblico cittadino consacrerà la sala cinematografica come pratica culturale ormai popolare e consolidata, frequentando tra gli altri i titoli delle produzioni italiane e internazionali più significative dell’annata. Le frequenti e puntuali comunicazioni dei direttori di sala, gli slogan promozionali sulla carta stampata, le innovative soluzioni di grafica pubblicitaria testimoniano di questo panorama strutturale e gestionale in rapida trasformazione, del crescente bisogno di visibilità all’interno di un’ottica concorrenziale e di una maggiore attenzione all’aspetto mediatico-comunicazionale del fenomeno. Tutto ciò si ripercuote in positivo sulla qualità della programmazione, sulle modalità di circuitazione dei film, sulla scelta di ampio respiro di allacciare partenariati con altre realtà nazionali. Accanto allo spettacolo inteso in senso moderno sopravvivono con successo altre tipologie di consumo, dai caffè concerto ai teatri, dagli esercizi stagionali agli ambulanti. Com’è vero che attorno alle proiezioni luminose ruota un lessico – rappresentazioni del “melocinephonos”, accompagnamenti al “taumatofono”, numeri di “cosmografia”, “cine-parlante” – che restituisce uno spettro vario e sfumato del fatto cinematografico.
Luigi Virgolin