Léonce Perret e la bellezza del mondo (seconda parte)
Con la seconda parte dell’omaggio a Léonce Perret, si potrà comprendere meglio la personalità di un cineasta la cui opera era finora conosciuta in modo frammentario. Nell’edizione 2002 del Cinema Ritrovato, sono stati proiettati 24 film, contribuendo a lanciare una vasta politica di restauro, che coinvolge le collezioni della Cinémathèque Française e degli Archives Françaises du Film, oltre alle considerevoli risorse patrimoniali della società Gaumont. L’esplorazione del cinema di Perret si arricchisce quest’anno di nuovi tasselli, aprendo anche la selezione ad alcuni dei suoi lungometraggi. Il lavoro di riscoperta resta comunque ancora molto lungo, soprattutto per la mole di pellicole girate dal regista: quasi 400 film!
L’opera di Perret si pone sotto un segno autoriale (tenendo conto dei limiti della definizione di “autore cinematografico” applicata a quell’epoca): egli non è soltanto regista, ma anche sceneggiatore e molto spesso attore. Dal 1909 al 1916 si impone, assieme a Louis Feuillade, come la figura principale della Gaumont. Per essa realizza moltissimi film, dimostrando un eclettismo raro: corti e lungometraggi, commedie e drammi, film di ambientazione moderna e ricostruzioni storiche, melodrammi borghesi e film patriottici, feuilleton romanzeschi e fantasie improvvisate, senza dimenticare qualche documentario. La sua immaginazione senza limiti gli consente di affrontare tutti i generi, con uguale fortuna. Nella sua sterminata produzione, spicca la serie comica “Léonce”, creata nel 1912 per fare concorrenza alle pellicole che Max Linder girava per Pathé. Ma il successo e la bellezza di questa serie non può mettere in secondo piano le incursioni di Perret in altri generi. I suoi racconti drammatici, ad esempio, raggiungono una dimensione dolorosa di rara intensità, come del resto i numerosi titoli realizzati nella prestigiosa collana dei “Grands films artistiques Gaumont” e l’esordio nel lungometraggio con L’Enfant de Paris (1913). Sfruttando le risorse del melodramma e del feuilleton, Perret inventa storie coinvolgenti, capaci regolarmente di tenere l’attenzione dello spettatore in sospeso.
La carriera di Perret non è esclusivamente francese: nell’autunno del 1916, terminato il contratto con la Gaumont, come tanti cineasti suoi compatrioti parte per gli Stati Uniti, dove lavora prima per l’Éclair, poi per la Pathé Exchange. Gira tredici film, tra cui alcune pellicole patriottiche, nel 1918. Dirige le grandi star del momento e i suoi lavori ottengono un tale successo da essere presentati come “Perret Pictures”. Nel 1922 riprende la carriera in Francia: realizza ancora otto film muti e sei sonori, prima di morire improv- visamente nel 1935.
Dalla prefazione a Léonce Perret, a cura di Bernard Bastide e Jean A. Gili, AFRHC/ Cineteca di Bologna, 2003