Cento anni fa: i film del 1907
Il 1907 non è un anno importante per la storia mondiale. Non è accaduto quasi nulla. Un terremoto nella lontana Jamaica, un po’ di diplomazia delle alleanze tra Francia, Inghilterra e Russia – un tranquillo anno della Belle Epoque.
Il 1907 è invece un anno di massima importanza nella storia di cinema. Avviene un cambiamento decisivo: il film diviene un medium di massa. Questo è forse l’avvenimento più importante del 1907 nella storia mondiale. Agente principale dello sviluppo è la Pathé. Industrializza sistematicamente la fabbricazione di film e crea il noleggio dei film, un nuovo mercato accanto alla vendita delle copie. Il mercato del noleggio – nasce così la distribuzione – consente ai teatri cinematografici, ora in rapidissima espansione, di cambiare, ogni settimana il programma dei film. Se nel 1904 e 1905 il pubblico vedeva normalmente film girati un anno o anche due anni prima, nel 1907 la produzione e il consumo si sono quasi sincronizzati. Geneviève de Brabant per esempio, annunciato dal- la Pathé nel supplemento di luglio, era in sala a Bologna già la prima settimana di quello stesso mese. Attraverso questo doppio mercato, i film raggiungono un pubblico sempre più vasto. D’ora in poi, il cinema, una sorta di prima “rete”, consente a milioni di persone, in luoghi diversi nel mondo, di vedere, simultaneamente, le stesse immagini, vivendo le identiche esperienze virtuali. Avere vissuto in questi anni, con Internet, come una tecnologia diviene un medium di massa, ci consente di capire meglio la nascita, cent’anni fa, del cinema, come nuovo medium di massa.
Per alcuni anni il cinema fu veramente un medium di massa senza nessuna restrizione legale (tranne alcuni regolamenti di sicurezza, soprattutto le norme antincendio), accessibile a tutti, un’esperienza condivisa da ogni strato d’età, censo e di cultura. A questo pubblico eterogeneo di bambini, anziani, donne, uomini, sono rivolti programmi cinematografici eterogenei, composti da scene di generi tra loro molto diversi. Conosciamo la gamma delle dodici serie di produzione della Pathé (le altre case di produzione usavano termini simili): 1. scènes de plein air, 2. scènes comiques, 3. scènes à trucs et à transformations, 4. scènes de sports – acrobaties, 5. scènes historiques, politiques, militaires, d’actualités, 6. scènes grivoises, 7. scènes de danses et ballets, 8. scènes dramatiques et réalistes, 9. scènes de féeries et de contes, 10. scènes religieuses et bibliques, 11. scènes ciné-phonographiques, 12. scènes d’arts et d’industries.
Sappiamo che i programmi cinematografici erano variegati, composti da quindici o più titoli, e che il fatto di passare, nello stesso programma, da un genere all’altro, era parte integrante dell’attrazione. Però mi pare che ancora non abbiamo percepito, nel cambiamento dei programmi e nella varietà delle serie di produzioni, i diversi gruppi di spettatori che guardavano assieme, nel baraccone o nella sala cinematografica, questi film.
Non abbiamo ancora riferito ogni film al suo pubblico particolare. Quando stabiliamo i rapporti, film dopo film, di colpo ci possiamo immaginare l’esperienza del cinema all’epoca, le relazioni tra schermo e pubblico. Nel programma si susseguono film, che interessano o annoiano questo o quel gruppo di spettatori e alcuni film piacciono a tutti. Così, durante uno spettacolo, l’interesse di uno spettatore individuale oscilla (comparabile alla lettura di un quotidiano, dove alcuni leggono con attenzione la politica estera, altri la parte economica, il supplemento sulla moda è diretto a un determinato gruppo, e a tutti interessano i fait divers). I motivi, i contenuti, le attrazioni della cinematografia delle origini ci sembrano più funzionali e più espressivi, quando li pensiamo diretti al loro pubblico più interessato. La sua ricchezza caleidoscopica non è casuale, è un sistema. Il fatto che i film fossero brevi, consentiva un cambiamento sufficientemente rapido per offrire in un programma sufficiente divertimento a ogni gruppo di spettatori. Forse questo spiega perché la lunghezza massima dei film rimanesse stabilmente per diversi anni attorno ai 300-400 metri.
Più tardi, il cinema sarà una sfera accessibile solo agli adulti (come la sessualità), una delle esperienze che separano i grandi dai piccini. Nel 1907 al contrario, il cinema era uno spazio e un’esperienza condivisa da adulti e bambini, e i film per i piccoli avevano uno spazio importante. Questa diversa complessità ha certamente complicato le considerazioni storiche sul cinema precedente il 1910. Vi era qualcosa di strano.
La sezione “Cento anni fa” quest’anno comprende nove programmi in due parti. I primi cinque sono sistematici-storici: Bologna 1907, Pathé 1907, due cinematografie nazionali (quella italiana e quella inglese nel 1907) e la collezione Joye, il più grande fondo del periodo 1905-1913. La seconda parte consiste di quattro programmi creati da aspetti e temi che mi si sono imposti dopo aver visionato circa duecento film del 1907.
È da cinque anni che, ne Il Cinema Ritrovato, esiste questa sezione, ma quest’anno, durante la preparazione, è emerso un problema in più: lo spazio che il festival aveva accordato alla sezione (le abituali otto ore, una al giorno) non era più sufficiente (a questo proposito basti ricordare che la Pathé ha, in un anno, quasi raddoppiato la produzione, che passa dai 23.000 metri di pellicola negativa utilizzata nel 1906 a 43.000 metri nel 1907 e la lunghezza media dei film è di 129 metri contro i 67 metri del 1905, cifre che conosciamo grazie al lavoro di Henri Bousquet e Laurent Le Forestier). Il festival ha fatto il possibile per accogliere più programmi, ma quest’anno ho dovuto rinunciare a molti film che avrei voluto mostrare, per esempio a un programma intitolato “Tratto-Punto” (i “tratti”, film ad inseguimento, abbastanza lunghi e in bianco e nero, alternandoli a scènes à trucs brevi e colorati, i “punti”) e un altro intitolato “Déjà- vu” con la prima parte del programma costituita da cinque film replicati nella seconda parte con cinque film diversi, ma molto simili. 108 cortometraggi danno più lavoro organizzativo di 108 lungometraggi, e vorrei ringraziare di cuore tutti gli archivi, istituzioni e persone che mi hanno aiutato a realizzare quest’impresa complicatissima. In particolare ringrazio Roland Cosandey, Bryony Dixon, Giovanni Lasi, Stéphanie Salmon, Luigi Virgolin e la Fondazione Jérôme Seydox-Pathé per la loro partecipazione con interventi e documenti alla sezione. Le loro conoscenze e la loro collaborazione mi ha consentito di concepire il programma nella sua forme attuale. Tutti i film di produzione Pathé o Gaumont sono proiettati con l’amabile concessione di Gaumont Pathé Archives.
Ritorniamo per un attimo al nostro tranquillo 1907. Sembra ci fossero degli “Evènements au Maroc”, l’ultimo film della sezione. Che cos’erano, questi avvenimenti? In marzo un medico francese, sospettato di essere una spia, fu ucciso a Marrakesh, di conseguenza la Francia e la Spagna occuparono con le loro truppe il Marocco – uccisero circa mille marocchini –, e ripartirono il paese tra loro come avevano pianificato sin dal 1904. La Francia “pacificava” il Marocco, trasformandolo, nel 1912, in un “protettorato”. Soltanto nel 1956 il Marocco riuscì a riconquistare la sua indipendenza.
Mariann Lewinsky