TAIPEI STORY

Edward Yang

T. or.: Qing mei zhu ma. Scen.: Edward Yang, Hou Hsiao-hsien, Chu T’ien-wen. F.: Yang Wei-han. M.: Wang Chi-yang, Song Fen-zen. Scgf.: Tsai Cheng-bin. Mus.: Edward Yang. Int.: Hou Hsiao-hsien (Lon), Tsai Chin (Chin), Lai Teh-nan (padre di Chin), Chen Su-fang (Miss Mei), Wu Nien-Jen (tassista), Ko I-Chen (architetto), Ko Su-wun (sorella di Chin). Prod.: Hou Hsiao- hsien, Lin Rong-feng. DCP. D.: 119’. Col.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Il mio punto di partenza era essenzialmente concettuale. Volevo raccontare una storia su Taipei. Lì entra in gioco un elemento personale: si è spesso tentato di classificarmi come un continentale, come uno straniero che in qualche modo era contro Taiwan. Ma io mi considero uno di Taipei, non sono contro Taiwan. Sono per Taipei. Volevo includere tutti gli elementi della città, e così mi sono sforzato di costruire una storia da zero. I due personaggi principali rappresentano il passato e il futuro di Taipei e la storia parla della transizione dall’uno all’altro. Ho cercato di inserire nel film questioni piuttosto controverse, così che dopo averlo visto il pubblico potesse interrogarsi sulla propria vita.

Edward Yang, in John Anderson, Edward Yang, University of Illinois Press, Chicago 2005

[In Taipei Story] oltre a recitare nel ruolo principale, ero anche il produttore. In una scena, un gruppo di giovani passa in moto davanti al palazzo presidenziale tutto illuminato; dietro di loro, su uno striscione di protesta, si legge: “I tre principi unificano la Cina”. A quell’epoca, a Taiwan, eravamo in piena legge marziale ed era proibito alle moto e agli scooter passare davanti al palazzo presidenziale.
Avevamo girato questa scena il giorno dopo la festa nazionale, la facciata del palazzo era ricoperta di luci e al centro campeggiava il ritratto del presidente di turno. Al momento di dare il ciak eravamo eccitati e tesi, temevamo di venire arrestati. Eppure non ci notò nessuno, non c’era neanche una guardia, tanto che riuscimmo a ripetere la scena una seconda volta. Il giorno dopo, leggendo il giornale, scoprimmo che tutta la polizia della città era stata coinvolta in un’operazione su larga scala per arrestare un importante boss mafioso.
Solo dopo aver lavorato e parlato molto con Edward Yang ho capito che ilsuo punto di vista sulla vita quotidiana era molto diverso dal mio. Per lui Taiwan era una realtà improbabile dominata da un potere dittatoriale. Allo stesso tempo, i ricordi legati alla sua infanzia, gli tornavano in mente carichi di poesia.

Hou Hsiao-hsien, in Jean-Michel Frodon, , Éditions de l’éclat, Paris 2010

Copia proveniente da

Restaurato da The Film Foundation’s World Cinema Project presso Cineteca di Bologna/L’Immagine Ritrovata in associazione con Cinémathèque Royale de Belgique e Hou Hsiao-hsien. Un ringraziamento speciale al Chinese Taipei Film Archive