SYN

Jurij Ozerov

[Il figlio] Scen.: Tat’jana Sytina. F.: Igor’ Slabnevič. Scgf.: Stalen Volkov. Mus.: Jurij Levitin. Int.: Leonid Charitonov (Andrej Gorjaev), Pëtr Konstantinov (il padre), Varvara Kargašova (la madre), Viktor Geraskin (Vas’ka Kozlov), Vladimir Belokurov (il trapezista), Nadežda Rumjanceva (Tamara), Konstantin Sorokin (Panečkin), Aleksej Gribov (il direttore del circo), Roza Makaronova (Šura), Sergej Kalinin (zio Fedja). Prod.: Mosfil’m · 35mm. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Syn esemplifica l’influsso del cinema italiano del dopoguerra sui giovani registi sovietici degli anni Cinquanta che agli inizi del Disgelo abbandonarono i teatri di posa e l’enfasi staliniana per descrivere realisticamente la quotidianità.
“Volevamo tutti girare diversamente” ricordò il regista Jurij Ozerov. “E a volte ci siamo riusciti… Il mio Syn è il nostro neorealismo, è il nostro quotidiano ripreso di nascosto”. La pensava così anche il direttore della fotografia Igor’ Slabnevič, tra i più attivi sostenitori di questo stile. Il regista raccontò che l’interprete principale era stato ripreso in mezzo alla gente, per la strada: “Slabnevič gli si accostò con la camera a mano. E mentre i passanti si avvicinavano incuriositi riuscimmo a girare alcuni minuti di vita reale, di realtà”.
La semplice trama proponeva a suo modo un’‘iniziazione alla sovietica’ (un giovane commette un atto ‘antisociale’, lascia la scuola e la famiglia, passa attraverso una serie di prove e torna dai genitori come membro maturo della forza lavoro). Ma interessante è il modo in cui viene descritta l’evoluzione del protagonista. Il ruolo è affidato al giovane attore del Teatro d’arte di Mosca Leonid Charitonov, che incarna un giovane ribelle e idealista ingiustamente incolpato di gesti le cui nobili ragioni non vengono comprese. Il ragazzo risente dolorosamente dell’alienazione dalla collettività. Questa tematica, cruciale in Syn, si sovrappone a un motivo ricorrente del cinema sovietico degli anni Cinquanta, quello che vede il protagonista vittima delle macchinazioni di gente priva di scrupoli: così si riflettevano nel cinema nazionale i primi tentativi di comprendere la repressione staliniana.
L’ambiguità del film è in contraddizione con la sceneggiatura schematicamente didattica, caratteristica di tutto il cinema sovietico di questo periodo. Per tornare all’interpretazione univoca di ciò che accade si ricorre alla voce fuori campo: la tecnica è un residuo dell’epoca precedente e finirà per cedere all’‘estetica del reale’, la cui ampia diffusione nel cinema del Disgelo degli anni Cinquanta è ben testimoniata proprio da Jurij Ozerov. Al ritorno dal fronte, il regista aveva frequentato il VGIK (Istituto statale pan-russo di cinematografia) dove era stato allievo di Igor Savčenko, il quale teorizzava non l’estetica della ‘verosimiglianza’ ma quella dell’espressività della forma cinematografica. Il riconoscimento ufficiale per Ozerov giunse grazie ad alcuni kolossal sulla Seconda guerra mondiale: Osvoboždenie (La grande battaglia), Soldaty svobody [I soldati della libertà], Bitva za Moskvu [La battaglia di Mosca] e Stalingrad [Stalingrado]. Syn rimase un episodio luminoso ma isolato della sua carriera.

Evgenij Margolit

Copia proveniente da

per concessione di Mosfil’m