MARLENE DIETRICH, FORZA DIROMPENTE DEL CINEMA

A cura di Deutsche Kinemathek

Nell’ultimo secolo Marlene Dietrich è stata a tal punto celebrata, discussa, fotografata e – naturalmente – mostrata sullo schermo che per molti spettatori il suo nome di battesimo è un biglietto da visita sufficiente. Al di là dei tanti modi in cui la Storia e le macchine da presa l’hanno inquadrata, la sua carriera e la sua vita appaiono percorse da un filo conduttore. Dietrich non esitò a sovvertire il cinema e la società, ora sfidandone le norme, ora imponendo sullo schermo una presenza sensazionale che disgrega le narrazioni classiche per far convergere tutti gli sguardi su di lei e sulla sua forza scenica. Proprio le tante sfide che Marlene lanciò al suo pubblico fanno sì che ancora oggi varie comunità la percepiscano come un esempio da seguire: Marlene fu provocatoria come madre in carriera, come star bisessuale che praticava il cross-dressing, come icona della moda e dello stile che seppe farsi artefice della propria immagine, come attrice politicamente impegnata e nettamente schierata a favore della libertà, della tolleranza e della democrazia. Attraverso una selezione di grandi film, questa retrospettiva si sofferma quindi su Dietrich come forza dirompente della storia del cinema. Il coraggio e la disciplina erano forse i suoi principali tratti caratteriali. Combatté battaglie coraggiose, nella vita privata e in quella professionale, e difese i propri principi. Nel film Morocco indossò lo smoking e baciò una donna, diventando per sempre un’icona queer. Alla fine degli anni Venti portava i pantaloni anche fuori dello schermo e viveva apertamente la sua bisessualità. Dimostrò coraggio anche intrattenendo le truppe alleate durante la Seconda guerra mondiale e prendendo una posizione netta contro la Germania nazista. Dopo la guerra intervenne più volte in Israele, Russia ed Europa orientale per promuovere la pace e il dialogo. La sua disciplina era evidente nell’incessante lavoro compiuto su se stessa, volto anche a plasmare e stilizzare il suo aspetto. Più volte etichettata come “veleno per il botteghino”, si reinventò costantemente. La sua ambizione era accompagnata da un pizzico di autoironia e di umorismo, la famosa “Berliner Schnauze” che la rendeva sfrontata, pungente e schietta come molti dei suoi personaggi.
Anche le sue interpretazioni erano provocatorie. Nelle performance teatrali praticava con grande abilità le sospensioni sensuali e l’arte della pausa per acuire la tensione, e si portò dietro anche nei film questo straordinario senso del ritmo. È proprio la sua apparente mancanza di interesse che il pubblico trova spesso stimolante. Dietrich sosteneva che Katharine Hepburn fosse una rara combinazione di bellezza e intelligenza: lo stesso si può dire di lei. Era sempre pronta a mettere la sua bellezza al servizio del cinema, a offrirsi come schermo di proiezione. Perché sotto la bella superficie, sotto il travestimento, si nascondono intelligenza e passione.

Kristina Jaspers

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