Cécile Decugis, montatrice e regista

Programma a cura di Garance Decugis e Bernard Eisenschitz
Note a cura di Bernard Eisenschitz

 

Cécile Decugis è nota come fondamentale montatrice della nouvelle vague, e come docente stimolante e iconoclasta di generazioni di studenti dell’IDHEC e poi della Fémis. È invece meno conosciuta come regista. La retrospettiva organizzata con lei da Nicole Brenez alla Cinémathèque française e presentata il 22 settembre 2017 – dopo la sua morte, avvenuta l’11 giugno – ha permesso di scoprirla anche sotto questo aspetto.
Nata nel 1930, Cécile Decugis debutta nel 1953 come assistente al montaggio di Les Petites filles modèles, film incompiuto di Éric Rohmer, poi di Madame de… di Max Ophüls. Per il produttore Pierre Braunberger è assistente di Myriam, la celebre montatrice di Sacha Guitry, di Nicole Vedrès e di Roger Leenhardt. 1957-1958, l’epoca dei cortometraggi che preannunciano la nouvelle vague: monta il primo Truffaut, Les Mistons, sottrae tempo al lavoro con Braunberger per aiutare Godard a ultimare Tous les garçons s’appellent Patrick. Poi arriva Fino all’ultimo respiro, che rivoluziona l’idea stessa di montaggio, merito che Decugis attribuisce interamente a Godard. “Sapeva molto bene cosa faceva, e aveva un’irriverenza verso il film, il suo stesso film, che m’impressionava”. Nel febbraio 1960 Decugis inizia il montaggio di Non sparate al pianista, che viene interrotto dal suo arresto, per aver affittato a suo nome un appartamento utilizzato come nascondiglio da un dirigente del FLN. Condannata a cinque anni di detenzione, ne sconterà due.
Montatrice per Jean-André Fieschi, Luc Moullet, Werner Schroeter, soprattutto per Éric Rohmer – nove film, da La mia notte con Maud a La Femme de l’aviateur – docente rispettata, era riservatissima a proposito dei suoi film e invitava tutt’al più amici o conoscenti alle rare proiezioni dei suoi ultimi lavori. Al Cinema Ritrovato vedremo due programmi di suoi film, a cominciare da Les Réfugiés (La Distribution de pain), testimonianza su un campo profughi alla frontiera algero-tunisina nel 1957, che ci ricorda quanto Las Hurdes non appartenga al passato; e ancora, dei film di finzione, sorta di racconti morali rohmeriani al femminile, cronache talvolta ridotte all’essenziale in Super8, e dei film-saggio.
“Ogni volta che esci, che lasci le tue quattro mura, le strade, i caffè, i ristoranti, tutto diventa appassionante”, dice un personaggio in Italie aller retour, il suo Viaggio in Italia, girato mentre Le notti della luna piena, di cui era montatrice, veniva presentato a Venezia. Cécile Decugis si dichiarava fedele al “fronte Lumière del cinema”. “Quando guardate una foto degli anni Dieci o degli anni Venti, è straordinario, vive”. Ed è proprio quello che ottiene al termine del suo percorso con René ou le roman de mon père, dedicato alla storia della sua famiglia.

Bernard Eisenschitz