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24/08
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LA TRAVERSÉE DE PARIS / CHRONOCHROME GAUMONT
Nicolas Seydoux (Gaumont)
Precede una selezione di film realizzati con il sistema Chronochrome Gaumont con accompagnamento a piano di Daniele Furlati
GAUMONT CHRONOCHROME
Il Chronochrome era forse il più bello dei primi procedimenti di cinematografia a colori, fossero essi ‘naturali’ o ‘artificiali’. Anche se la sua vita commerciale non fu lunga, e anche se a quanto pare non ebbe un’ampia diffusione, recenti restauri hanno svelato una preziosa documentazione a colori della Francia della Belle Époque. Questi film hanno qualcosa magico nel loro cogliere la natura ineffabile di quei tempi proustiani. Il Chronochrome fu brevettato da Léon Gaumont nel 1911. Era il primo esempio funzionante di sistema tricromatico additivo in grado di produrre colori naturali. Il sistema Gaumont impiegava una macchina da presa a tre lenti con filtri rosso, verde e blu, attraverso i quali venivano esposte simultaneamente tre immagini. Per ovviare ai problemi riscontrati da precedenti inventori nel tentativo di far scorrere tre fotogrammi ad alta velocità (48 fotogrammi al secondo), Gaumont ridusse l’altezza del fotogramma a 14mm. Anche il proiettore era dotato di tre lenti, d’altezza ugualmente ridotta per ridurre l’aberrazione cromatica.
Luke McKernan
(In caso di pioggia, la proiezione si sposterà al Cinema Jolly)
Info sullaProiezione
Sottotitoli
Versione originale con sottotitoli
Modalità di ingresso
Repliche
LA TRAVERSÉE DE PARIS
Scheda Film
Con i film della serie ‘desueta’ (Le Mariage de Chiffon, L’amore ha sbagliato indirizzo, Evasione), è il capolavoro di Autant-Lara. Sembra che Autant-Lara abbia bisogno di una certa distanza temporale da ciò che racconta per esprimere al meglio la propria verve aspra e stridula. Il fatto è che la sua è essenzialmente un’arte di preparazione, di composizione, di ricostruzione, di pittori e decoratori, dove l’effetto prodotto è massimamente efficace quando risulta da un insieme molto ponderato di requisiti accuratamente soddisfatti, di talenti sapientemente bilanciati. Qui ci sono tutte le premesse per un grande risultato: il mirabile racconto di Marcel Aymé (tratto dall’antologia Le Vin de Paris, 1947); l’adattamento denso e nuovo di Aurenche e Bost che sostituisce a un finale tragico (Martin che uccide Grandgil) una conclusione e un epilogo disincantati; un’atmosfera d’epoca ricostruita con precisione e rafforzata dal dinamismo interno che dona all’azione un rispetto non artificioso delle unità di tempo e d’azione; personaggi dal carattere originale; interpreti perfetti; e l’audacia della loro scelta sottolinea la singolarità e l’autenticità dei loro personaggi. Bourvil, imposto con straordinario acume da Autant-Lara, trova qui – dopo una prima interessante esperienza in Seul dans Paris (Bromberger, 1951), fatta su insistenza di Pagnol, produttore del film – il suo primo grande ruolo serio con questo personaggio di contrabbandiere vile e influenzabile, più patetico che simpatico. Analogamente, Gabin, in un ruolo ambiguo, inatteso e pieno di sfaccettature, sorprende ancora una volta il pubblico, che assiste appagato alla sua metamorfosi. Marcel Aymé si oppose così violentemente alla scelta di Bourvil che finì per preoccupare la produzione. Autant- Lara, costretto a mercanteggiare, per tenere Bourvil rinunciò all’impiego del colore. Poco prima dell’uscita del film Marcel Aymé scrisse al regista dichiarandosi pronto a confessare apertamente il proprio errore riguardo a Bourvil. Aggiunse: “È la prima volta in assoluto che da un mio libro viene tratto un film non solo buono, ma addirittura di grandissima qualità. E in questo caso non era facile” (Pierre Berruer, Bourvil, Presses de la Cité, 1975, che contiene un colorito racconto della genesi del film).
Jacques Lourcelles, Dictionnaire du cinema: les films, Laffont, Parigi 1992
Uno dei miei film più popolari, grazie a un trio imbattibile: Bourvil, Gabin, De Funès, è chiaro che si va a colpo sicuro! E poi era un buon film. A parte il finale, che il produttore Deutschmeister non ha mai voluto farmi girare. Il vero finale è che il povero diavolo viene fucilato mentre il ricco, il pittore famoso, se la cava. Ho perfino girato alcune scene di tasca mia, per fargli capire… ma non ha voluto saperne. Insomma, facciamo i film che possiamo fare, con i produttori – non dico che siano imbecilli, ma c’è qualcosa che li rende stupidi, ossia i soldi: perfino i produttori intelligenti, quando hanno paura di non incassare, diventano stupidi.
Claude Autant-Lara in Claude Autant-Lara en 33 films: une exposition, a cura dell’Institut Lumière, Lyon 1983
Cast and Credits
Sog.: dal racconto omonimo (1947) di Marcel Aymé. Scen.: Jean Aurenche, Pierre Bost. F.: Jacque Natteau. M.: Madeleine Gug. Scgf.: Max Douy. Mus: René Cloërec. Int.: Jean Gabin (Grandgil), Bourvil (Marcel Martin), Louis de Funès (Jambier), Jeannette Batti (Mariette Martin), Georgette Anys (Lucienne Couronne), Robert Arnoux (Marchandot), Laurence Badie (la cameriera), Myno Burney (Angèle Marchandot). Prod.: Henry Deutschmeister per Franco London Film e Continental Produzione. DCP. Bn.
VENISE, REINE DE L’ADRIATIQUE
LE DERNIER ROI DE GRÈCE. L’ARRIVÉE À ATHÈNES DE LA DÉPOUILLE ROYALE
LA FÊTE DES FLEURS À NICE. DIMANCHE 2 FÉVRIER 1913
REPRODUCTION D’UN BOUQUET PAR CINÉMATOGRAPHIE ORDINAIRE. LE MÊME BOUQUET FILMÉ PAR LE CHRONOCHROME GAUMONT
LA GRÈCE PITTORESQUE. ENVIRONS DE MEGARE ET CORINTHE
LA MODE DE PARIS. CHAPEAUX DE LA DERNIÈRE COLLECTION PRINTEMPS
FÉVRIER EN PROVENCE. SCÈNES RUSTIQUES
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