Ven
28/06
Cinema Lumière - Sala Officinema/Mastroianni > 18:30
J’AI TUÉ!
Hervé Pichard
Stephen Horne e al violino di Silvia Mandolini
Info sullaProiezione
Sottotitoli
Versione originale con sottotitoli
Modalità di ingresso
J’AI TUÉ!
Scheda Film
Roger Lion è un cineasta attivo a partire dai primi anni Dieci del Novecento. I suoi soggetti prediletti sono spesso storie d’amore sentimentali. Scomparso nel 1934, non lascia opere di particolare rilievo. Si ricordano la sua versione di Le Chasseur de chez Maxim’s (1926) e, per l’appunto, J’ai tué!
Cosa fa sì che questo film, malgrado il soggetto molto convenzionale, catturi l’attenzione e tenga desta la curiosità fino allo scioglimento dell’intreccio?
Come prima cosa, l’irruzione nella finzione di immagini documentarie del terremoto del 1923 in Giappone produce un effetto di realtà sorprendente e quasi fatale a un dramma mondano che, di conseguenza, pare ancora più fuori del mondo.
Le scenografie di Donatien trasudano un evidente gusto anni Venti per un esotismo rivisitato attraverso l’art déco, e potrebbero essere utilizzate per mettere in scena una malinconia simile a quella di Victor Segalen. Sessue Hayakawa accentua ‘il sentimento del diverso’ in una messa in scena molto teatralmente ‘alla francese’. Contribuisce ampiamente a risvegliare quel po’ di interesse nello spettatore contemporaneo. Privato delle pause e del trucco dei seduttori dei ruggenti anni Venti, ha una presenza fisica che si irradia talvolta dalle inquadrature ‘plumbee’. L’ultima scena del processo lo vede saltare in maniera spettacolare dall’altra parte dell’aula di tribunale per strangolare il ricattatore: un balzo degno di Fairbanks!
Alcuni numeri di cabaret offrono infine un inventario dei gusti esotici del momento: Polinesia, Spagna, Russia. Scenografie, Hayakawa, numeri di cabaret, grandi giardini, sontuose dimore e un complessivo languore colorano il film di una certa atmosfera decadente affine a mondi a metà strada tra Paul Bourget e Huysmans.
Il film è visivamente alquanto ricercato: le mussole trasparenti di Huguette Duflos fanno a gara con le fontane dei giardini alla francese. Dimostrazione ostentata del ‘buon gusto’ del cineasta, al quale riesce più agilmente la sequenza decisiva della festa che alterna il ballo e l’intrigo criminale. Il corpo di Hayakawa dinamizza e ritma la scena.
Dominique Païni, La Persistance des images, La Cinémathèque française, Parigi 1996
Cast and Credits
Scen.: Roger Lion, Frances Guihan. F.: Maurice Desfassiaux, Castagnet [Paul Castanet], Segundo de Chomón (effetti speciali). Scgf.: Émile-Bernard Donatien. Int.: Sessue Hayakawa (Hidéo), Max Maxudian (professor Dumontal), Huguette Duflos (Huguette Dumontal), Maurice Sigrist (Gérard Dumontal), Pierre Daltour (Harry Vérian), Denise Legeay (la baronessa di Calix), Jules de Spoly (conte Ricardo), André Volbert (il commissario di polizia), Maurice Luguet (il presidente). Prod.: Richard Pierre Bodin per Les Films Thyra. 35mm. L.: 2051 m. D.: 90’ a 20 f/s. Col.
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