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27/06
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JACQUES TATI, TOMBÉ DE LA LUNE
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JACQUES TATI, TOMBÉ DE LA LUNE
Scheda Film
Jacques Tati non ha bisogno di presentazioni, ma è precisamente quel tipo di “cineasta che non ha bisogno di presentazioni” la cui opera vale la pena di essere rivisitata a più riprese – attraverso la visione, la scrittura e ora attraverso il formato sempre più popolare del documentario televisivo. Jean-Baptiste Péretié, tra i cui film precedenti figurano ritratti di Buster Keaton, Al Pacino e John Wayne, ha efficacemente catturato l’architettura sincopata dell’universo di Tati in questa bella introduzione a un genio dell’esuberanza. Cineasta ossessivo – dedito a prove interminabili, a ripetuti ciak, a mesi di montaggio e mixaggio – Tati era bravissimo a documentare il proprio metodo di lavoro, come dimostra l’abbondanza di filmati dietro le quinte presenti in questo nuovo documentario (c’è perfino un momento sorprendente in cui Tati è in compagnia di André Bazin, uno dei suoi primi estimatori). Il film inizia con il viaggio di Tati a New York, nel 1958. Vestito da Monsieur Hulot, cammina nervosamente per Broadway come un re volubile. L’americanismo, che già aveva ispirato Giorno di festa e Mio zio, avrebbe nutrito la sua fantasia in Playtime, per il quale fu costruita un’intera mini-città chiamata Tativille. La sua creazione – che diede vita al più grande film di sempre – avrebbe anche segnato la fine di Tati, crudelmente abbandonato da un’industria in cui gli artisti valgono un tanto al chilo. Girato in 70mm, Playtime è il magnum opus magrittiano di Tati, fatto di bombette, di superfici azzurre metalliche e anime confuse. Tati giunge perfino a nascondersi sullo sfondo lasciando che a prendere il sopravvento sia la sua visione bruegheliana in cui i passanti diventano momentaneamente protagonisti finché nella stessa inquadratura non spunta il successivo potenziale ‘eroe’. L’insuccesso del film al botteghino rovinò la carriera, le finanze e la salute di Tati. Nella consapevolezza dell’irrimediabile perdita, la sua ultima sceneggiatura non realizzata, intitolata Confusion, si apriva con la morte di Hulot. Ma Tati non riuscì mai a liberarsi del fardello del famoso personaggio, che dopo la sua scomparsa semmai si ingigantì.
Con il suo cinema di combustioni spontanee Tati ha visto oltre le facciate immacolate della vita moderna rivelando l’animo umano attraverso il puro movimento e l’illusione ottica, come nessun altro ha saputo fare prima e dopo di lui.
Ehsan Khoshbakht
Cast and Credits
Scen.: Jean-Baptiste Péretié. M.: Solveig Risacher. Mus.: Stéphane Lopez. Prod.: Corine Janin, Stéphane Millière per Gedeon Programmes, Les Films de Mon Oncle con France5, Ciné+, RTS. DCP. D.: 60’. Col.
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