Sab
30/06
Cinema Arlecchino > 16:30
IN A LONELY PLACE
Grover Crisp (Sony Columbia)
Info sullaProiezione
Sottotitoli
Versione originale con sottotitoli
Modalità di ingresso
IN A LONELY PLACE
Scheda Film
Sono nato quando lei mi ha baciato. Sono morto quando lei mi ha lasciato. Ho vissuto le poche settimane in cui lei mi ha amato.
Dixon Steele nel film In a Lonely Place, citato anche dai The Smithereens nell’omonima canzone
Nel film In a Lonely Place, Humphrey Bogart e Gloria Grahame sono ancora abbastanza vicini al noir. “Era molto più di un attore. Era l’immagine stessa della nostra condizione. Il suo volto era un rimprovero vivente” disse Nicholas Ray di Bogart. Il film è un riflesso delle fratture postbelliche. Dix Steele, reduce di guerra, tenta invano di far ripartire la propria carriera di sceneggiatore. La mitologia dell’amore viene riscritta e ha il suono della paranoia. Nel gotico femminile una donna innocente entra nel palazzo stregato di un uomo ma presto i due si rivelano perfetti estranei. Per gli uomini il matrimonio è una continuazione della guerra con altri mezzi. In a Lonely Place fu prodotto dalla Santana Productions di Humphrey Bogart, e fu lui a scegliere come regista Nicholas Ray. Mai il linguaggio del corpo di Bogart è stato più convincente: il mito hollywoodiano si smonta rivelando un personaggio pericoloso. Il film è una versione diluita del romanzo di Dorothy Hughes ma si conserva fedele alla sua ambiguità; è stato cambiato a favore di una più profonda inquietudine. Anche se non vediamo mai gli studios, In a Lonely Place è uno dei più grandi film su Hollywood. La commissione per le attività antiamericane e la lista nera non vengono mai nominati, ma In a Lonely Place parla anche di loro.
Dagli scritti postumi di Peter von Bagh (2014), a cura di Antti Alanen
Nicholas Raymond Kienzle è un autore nel senso che ci piace dare a questa parola. Tutti i suoi film raccontano una stessa storia, quella di un violento che vorrebbe cessare di esserlo, i suoi rapporti con una donna moralmente più forte di lui perché il duro, protagonista dei film di Ray, è un debole, un uomo bambino, quando non è semplicemente un bambino. Sempre la solitudine morale, sempre gente disposta a braccarti, linciarti. […]
Se è vero che si possono distinguere due tipi di registi, i cerebrali e gli istintivi, io metterei senz’altro Ray nel secondo gruppo, in quello della sincerità e della sensibilità. […]
Nicholas Ray è un po’ il Rossellini hollywoodiano. […] Nel regno della meccanica, amorevolmente, Nicholas Ray da artigiano fabbrica graziosi piccoli oggetti in legno di pungitopo. Dagli al dilettante! Non è un film di Ray se è senza un tramonto. È il poeta della notte che scende e tutto è permesso a Hollywood tranne la poesia. […]
Si può rifiutare Hawks in nome di Ray (o viceversa), rifiutare anche Il grande cielo in nome di Johnny Guitar o accettarli tutti e due, ma a chi rifiuta l’uno e l’altro arrivo a dire: non andare più al cinema, non vedere più film, perché non saprai mai cosa sono l’ispirazione, l’intuizione poetica, un’inquadratura, un piano, un’idea, un buon film, il cinema.
François Truffaut, I film della mia vita, Marsilio, Venezia 1978
Cast and Credits
Sog.. dal romanzo omonimo di Dorothy B. Hughes. Scen.: Andrew Solt. F.: Burnett Guffey. M.: Viola Lawrence. Scgf.: Robert Peterson. Mus.: George Antheil. Int.: Humphrey Bogart (Dixon Steele), Gloria Grahame (Laurel Gray), Frank Lovejoy (Brub Nicolai), Carl Benton Reid (capitano Lochner), Jeff Donnell (Sylvia Nicolai), Martha Stewart (Mildred Atkinson), Robert Warwick (Charlie Waterman), Morris Ankrum (Lloyd Barnes), William Ching (Ted Barton), Steven Geray (Paul). Prod.: Robert Lord per Santana Pictures, Inc.. DCP. D.: 94’. Bn.
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