Gio
29/06
Cinema Lumière - Sala Officinema/Mastroianni > 18:30
DIVINE
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DIVINE
Scheda Film
Un giorno della più fredda settimana di febbraio, ero agli studi di Billancourt, dove cinquanta giovani donne seminude giravano delle scene di music-hall. Da sette ore consecutive, riparate sotto il solido trucco speciale, subivano le temperature estreme di una corte coperta da un velario, congelata dal vento dell’est, poi per breve tempo surriscaldata sotto catastrofi successive di luce. Secondo i brevi ordini di Max Ophüls, salivano, scendevano dei gradini senza corrimano, correvano, volteggiavano con una grazia instancabile. Scoccata da un sunlight, una freccia terribile illuminava, al loro passaggio, le pupille d’oro di Simone Berriau, gli occhi, blu fosforo di Gina Manès. Philippe Hériat, nudo e cromato, batteva i denti e rifiutava la vestaglia che avrebbe reso opaco il suo trucco metallico. Nessuna comparsa a digiuno si permetteva di svenire. A un grido d’Ophüls: “Si sentono i passi sulla scala! Toglietevi le scarpe!”, cinquanta giovani donne, Simone Berriau compresa, si tolsero senza una parola le scarpe, e corsero a piedi nudi sul legno grezzo, tra i serpenti di caucciù, la limatura, i detriti e i chiodi.
Era lo stesso giorno in cui le mani di un domatore dovevano posare sulle spalle di Simone Berriau un pitone vivo, pesante quasi quanto un uomo…
Colette, Acteurs de cinéma, “Sélection de la vie artistique”, 30 marzo 1935, tr. it. in Colette. Una scrittrice al cinema, a cura di Paola Palma, Temi, Trento 2010
Per citare i titoli di testa, Divine, diretto da Max Ophüls, è la “prima sceneggiatura scritta direttamente per lo schermo e dialogata da… Colette [per il cinema sonoro]”. Il film deriva da due suoi testi letterari. L’Envers du music-hall (I retroscena del music-hall, 1913), un emozionante affresco corale sul teatro di varietà composto di tanti racconti-sequenza, fornisce la cornice. La novella Divine (1930) offre al film la sua protagonista, dal corpo insieme di dea e di contadina, interpretata da Simone Berriau (anche produttrice, e nella cui tenuta di campagna furono girati gli esterni del film).
Colette ha una particolare propensione a osservare il lato squisitamente fisico dell’esibizione degli attori, come Ophüls. Divine, sotto diversi punti di vista, anticipa Lola Montès, con la donna esposta e ‘violata’ nello spettacolo. Una dimensione familiare alla scrittrice che, per anni, si esibì a favore della curiosità del pubblico come ballerina e mima e che trasferì in tante eloquenti pagine il distillato di tale esperienza.
Anche il finale di Divine, un happy-end alquanto ambiguo, sottolinea l’intesa tra sceneggiatrice e regista. Colette e Ophüls concepiscono entrambi l’unione tra l’uomo e la donna come una sottrazione; il matrimonio non è, per l’uno come per l’altra, una vera soluzione. Se il regista lo sottolinea visivamente, collocando le nozze finali dietro una grata, Colette lo aveva già affermato in La Vagabonde, dove il matrimonio borghese viene respinto all’ultimo momento dalla protagonista, anch’essa attrice di music-hall.
Questo film di Max Ophüls è dunque, per tanti versi – a lungo trascurati –, anche un film di Colette.
Paola Palma
Cast and Credits
Sog.: dal romanzo L’Envers du music- hall di Colette. Scen.: Colette. F.: Roger Hubert. M.: Léonide Moguy. Scgf.: Jacques Gotko, Robert Gys. Mus.: Albert Wolff. Int.: Simone Berriau (Ludivine ‘Divine’ Jaris), Georges Rigaud (Antonin), Gina Manès (Dora), Philippe Hériat (Lutuf-Allah), Paul Azaïs (Victor), André Gabriello (Coirol ‘Néron’), Catherine Fonteney (madre di Ludivine), Yvette Lebon (Roberte). Prod.: Simone Berriau per Eden. 35mm. D.: 74’ (incompleto). Bn
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