Die Kopfjäger von Borneo è il film che segno la tragica fine di uno dei veri pionieri del cinema etnografico: Friedrich Dalsheim. Influenzati dall’estetica visiva e dalle tecniche narrative di Robert Flaherty e Friedrich Murnau, così come dalla teoria del montaggio di Sergej Ėjzenštejn, i quattro film semi- documentari realizzati da Dalsheim sono opere etnografiche romanticizzate che adottano con coerenza il punto di vista delle persone ritratte. I lavori di Dalsheim erano contraddistinti da una profonda collaborazione con le popolazioni indigene, frutto di lunghi mesi di ricerca sul campo vissuti in totale immersione. Die Kopfjäger von Borneo non fece eccezione. Dalsheim giunse nel Borneo – all’epoca una colonia olandese – senza una sceneggiatura definitiva. La struttura del film prese forma sul posto, in modo organico, in stretto dialogo con i Dayak, custodi dei loro miti e delle loro tradizioni. Girato nell’arco di otto mesi, Die Kopfjäger von Borneo narra la storia di due giovani innamorati provenienti da villaggi rivali, intrecciata a riprese osservazionali della vita quotidiana dei Dayak e dei Punan, popolo nomade che accetto di comparire davanti alla macchina da presa per la prima volta. Dopo il successo internazionale dell’Isola dei demoni (Die Insel der Dämonen, 1933), questa fu la seconda e ultima collaborazione tra Dalsheim e Victor von Plessen, capo della spedizione e coproduttore del film. La fotografia espressionista di Richard Angst – celebre per i paesaggi estremi immortalati nei film di Arnold Fanck – è straordinaria. In seguito, tuttavia, fu proprio Angst a rifiutarsi di lavorare ancora con Dalsheim a causa dell’origine ebraica di quest’ultimo. Quando le leggi naziste vietarono formalmente agli ebrei di partecipare alla produzione cinematografica, a Dalsheim fu impedito di completare il montaggio e la post-produzione. Il suo nome venne infine rimosso dai titoli. Rovinato economicamente ed esiliato in Svizzera, Dalsheim si tolse la vita appena due settimane dopo la prima berlinese del film. Per decenni la sua opera è stata cancellata dalla memoria pubblica. Oggi, grazie all’impegno della Deutsche Kinemathek, il nome di Friedrich Dalsheim è stato reintegrato nei titoli del film e la sua pionieristica eredita è finalmente riconosciuta.

Louise von Plessen