Sab
21/06
Piazza Maggiore > 21:45
CLOSE ENCOUNTERS OF THE THIRD KIND – Director’s Cut
Grover Crisp (Sony Columbia)
Serata promossa da Fondazione Golinelli
(In caso di pioggia la proiezione sarà annullata)
Info sullaProiezione
Sottotitoli
Versione originale con sottotitoli
Modalità di ingresso
CLOSE ENCOUNTERS OF THE THIRD KIND – Director’s Cut
Scheda Film
Inizia con la richiesta di un interprete Close Encounters of the Third Kind, terzo film di Spielberg (anche sceneggiatore, a partire da un ricordo d’infanzia) e primo completamente spielberghiano, dove troviamo già i temi cardine del suo cinema a venire, la capacità di incidere nell’immaginario e di girare “le scene di vita quotidiana dandogli un aspetto un po’ fantastico, di rendere più quotidiane possibili le scene fantastiche”. A parlare è Francois Truffaut, che nel film è lo scienziato Lacombe: l’interprete serve a lui, che anche nella vita l’inglese lo conosceva poco (e senza la sodale Helen Scott a fare da tramite non avremmo avuto Il cinema secondo Hitchcock). La comunicazione è il problema centrale del film, storia di un sogno di bambino che diventa realtà quando si è troppo grandi per accettare che possa essere reale. Eppure serve poco: la luce abbagliante attraverso il buco della serratura, un frigo svuotato, le viti di una grata di areazione che si allentano da sole; insomma, basta la magia del cinema, macchina da suspense usata alla massima potenza spettacolare, per renderlo concreto. E un po’ terrificante. Anche lì, però, è solo questione di età, e se gli adulti del film sono molto spaventati – se noi spettatori lo siamo– il piccolo Barry, dall’alto dei suoi cinque anni, è pronto ad andare incontro ai lampi che vengono dal cielo. “I bambini sono resistenti… hanno la pelle dura” si teorizza negli Anni in tasca, che Truffaut ha appena finito di girare in quel 1976. Dichiarazione valida anche per il cinema di Spielberg, e il fatto che questa sia l’unica esperienza di Truffaut attore al di fuori di un suo film (escluse le comparsate nei corti d’esordio dei giovani turchi) sancisce la simbiosi tra i due autori. Il Roy di Richard Dreyfuss deve rinunciare ad essere adulto, abbracciare la sua parte infantile e irrazionale sconvolgendo l’equilibrio familiare (promemoria per la critica: rileggere la filmografia di Spielberg alla luce di The Fabelmans), per potersi avvicinare agli UFO, per accogliere la rivelazione della loro esistenza. Close Encounters è un film sulla fede? Sicuramente è un film sull’avere fiducia nell’altro, anche quando ci sarebbero molte ragioni per averne paura. Sono sufficienti le cinque note teorizzate da Lacombe per creare un canale di comunicazione, basta volere e sapere ascoltare. Un bel sogno a cui credere, di questi tempi.
Gianluca De Santis
Cast and Credits
Scen.: Steven Spielberg. F.: Vilmos Zsigmond. M.: Michael Kahn. Scgf.: Joe Alves. Mus.: John Williams. Int.: Richard Dreyfuss (Roy Neary), Francois Truffaut (Claude Lacombe), Teri Garr (Ronnie Neary), Melinda Dillon (Jillian Guiler), Cary Guffey (Barry Guiler), Bob Balaban (David Laughlin), Roberts Blossom (fattore), Merrill Connally (caposquadra). Prod.: Julia Phillips, Michael Phillips per Columbia Pictures, EMI Films 70mm. D. 137’. Col
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