Ol’ga Preobrazhenskaya (1881-1971) e Ivan Pravov (1901-1971)
La rivoluzione del 1917 spazza via i ‘vecchi’ registi, con poche eccezioni. Tra le più eclatanti c’è Ol’ga Preobraženskaja, allieva di Stanislavskij, attrice che negli anni Dieci porta una recitazione ‘alla Asta Nielsen’ in adattamenti di classici russi (Tolstoj, Turgenev, Kuprin) e occidentali (Strindberg, Sienkiewicz) diretti da Jakov Protazanov e Vladimir Gardin, e prima donna regista russa. All’inizio i suoi film non si discostano dallo stile di Protazanov e di Gardin, suo marito. Dopo la rivoluzione Preobraženskaja lavora come aiuto regista di Gardin e insegna recitazione nella Goskinoškola da lui fondata, prima Università di cinematografia del mondo (l’attuale VGIK). L’incontro con uno degli allievi cambia radicalmente la sua concezione del cinema e il suo futuro professionale.
Ivan Pravov approda alla Goskinoškola dopo un’esperienza nel teatro d’avanguardia più innovativo di Mosca, quello di Mejerchol’d. Qui conosce Preobraženskaja, che da quel momento lega a Pravov, di vent’anni più giovane, la sua carriera e una parte importante della sua vita. Formalmente i due diventano coautori solo a partire da Poslednij attrakcion (1929), ma i biografi concordano nel dire che già in Baby rjazanskie (1927) regista e co-regista lavorano alla pari.
Ciò che avvicina Preobraženskaja al cinema e la natura. “Poter recitare immersi in un vero bosco, con vere folate di vento! […] Mi sembrava che l’ambiente reale ampliasse la sensibilità dell’attore, rendesse vivide e veritiere le sue emozioni”. La natura domina le sue scelte stilistiche anche nel periodo sovietico. I film di Preobraženskaja-Pravov rappresentano il culmine della produzione ‘rurale’ tipica della Sovkino, e vengono criticati dai teorici e dai cineasti ‘rivoluzionari’. Ma i due registi, pur senza ricorrere a tecniche nuove, spesso usano le invenzioni delle avanguardie più audacemente degli autori sperimentali e lavorano ora con affidabili operatori tradizionalisti (Chvatov, Solodkov), ora con brillanti sperimentatori (Kuznecov, Fel’dman), oltre che con uno stabile e coerente collettivo di attori: l’ipersensibile Emma Cesarskaja e la fredda Rajsa Pužnaja, il ‘Nosferatu sovietico’ Naum Rogožin e il bello e maledetto Andrej Abrikosov… Molti di questi attori vengono utilizzati anche dai principali registi d’avanguardia.
Il melodramma ironico Odna radost’ (1933, oggi perduto), primo sonoro dei due registi, è la storia ‘urbana’ di due coppie in crisi sullo sfondo dell’edificazione del socialismo e non piace al Comitato Centrale, che ne blocca la distribuzione. È l’inizio del declino: i due registi perdono l’affetto degli spettatori, anche il loro talento comincia a vacillare.
Nel 1941 Pravov e arrestato come nemico del popolo. Già durante la guerra tornerà a dedicarsi al teatro e al cinema: ma l’unico successo, tra una decina di film, è il melodramma Vo vlasti zolota (1957), nel quale tenta di riprodurre lo stile collaudato con Preobraženskaja. Dopo l’arresto di Pravov, Ol’ga lascia il cinema. Vive altri trent’anni, in un appartamento in coabitazione dove ha Dziga Vertov come dirimpettaio: un tempo fieri avversari e ora entrambi relegati ai margini della nuova epoca, i due diventano amici. In quegli anni non viene mai intervistata, non si parla più di lei. Affronta lo stalinismo con nobiltà e coraggio, difendendo il marito caduto in disgrazia e protestando quando i loro film vengono attribuiti a lei sola. Ol’ga Preobraženskaja e Ivan Pravov muoiono nello stesso anno, a soli sei mesi di distanza l’una dall’altro.
(Petr Bagrov, Natal’ja Nusinova)
Programma a cura di Mariann Lewinsky