KENJI MISUMI: UN AUTORE INCONSAPEVOLE

A cura di Alexander Jacoby e Johan Nordström

Prolifico regista di film in costume (jidai-geki), Kenji Misumi (1921-75) fu ‘autore’ nel senso dato al termine dai “Cahiers”: un cineasta di genere che impresse il proprio stile e la propria personalità su una materia commerciale. La sua genialità stilistica, unita a quella che alcuni critici giudicarono una sensibilità femminile, gli valse il sopranno-me di ‘piccolo Mizoguchi’. Un giornalista anonimo citato dall’assistente alla regia di Misumi, Mitsuaki Tsuji, lo definì un “autore inconsapevole”, mentre la recente monografia in lingua giapponese di Hiroaki Yoshida reca l’azzeccato sottotitolo “Innovazione segreta”, che mette in luce il sottile sovvertimento delle convenzioni di genere operato dal regista. Misumi entrò nel cinema con il sostegno di Kan Kikuchi (1888-1948), autore e drammaturgo il cui lavoro ispirò molti adattamenti cinematografici e che fu presidente della Daiei durante il periodo bellico. La sua raccomandazione valse a Misumi un apprendistato alla Nikkatsu. Con lo scoppio del conflitto, tuttavia, Misumi fu arruolato e finì prigioniero dei sovietici in Siberia per fare ritorno in Giappone solo nel 1948. Dato che l’attività della Nikkatsu era allora limitata alla distribuzione, Misumi passò alla Daiei, dove fu assistente alla regia di Kozaburo Yoshimura (1911-2000), Daisuke Ito (1898-1981, maestro dei muti in costume) e di Teinosuke Kinugasa (1896-1982) in Jigokumon (La porta dell’inferno, 1953). La vivacità cromatica e le sfumature psicologiche di quel film (tratto da un’opera di Kikuchi) prefigurano alcune caratteristiche del cinema di Misumi.
Con l’incoraggiamento di Kinugasa, nel 1954 Misumi diresse il suo primo film. Fino al 1971 lavorò esclusivamente alla Daiei, dove si specializzò in chanbara (la versione giapponese del film di cappa e spada). Artigiano coscienzioso, si vide affidare dalla Daiei il primo film giapponese in 70mm, Shaka (Budda), nonché svariati episodi di longeve e redditizie serie come Zatoichi e Kyoshiro Nemuri. Ma nei suoi film più personali – chanbara insoliti come Kiru (Uccidere con la spada, 1962) e Kenki (La spada del demonio, 1965) – seppe arricchire il materiale di genere con interessanti sfumature psicologiche e originali composizioni panoramiche. Realizzò anche film piuttosto convincenti sulle arti marziali moderne e a tema romantico. A uno straordinario talento visivo unì la sensibilità nella direzione degli attori, in particolare Raizo Ichikawa (1931-69), il suo divo prediletto.
Nel 1971 la Daiei fallì. Per ironia della sorte negli anni successivi Misumi girò alcuni dei suoi film più famosi a livello internazionale, quelli della serie violenta e rocambolesca Kozure Okami (Lone Wolf and Cub), tratta da un famoso manga e prodotta dalla sua ex star Shintaro Katsu. Misumi realizzò alla Shochiku il suo ultimo lungometraggio, Okami yo rakujitsu o kire (The Last Samurai, 1974). Negli ultimi tempi girò anche per la televisione, ma morì all’improvviso nel 1975 a soli cinquantaquattro anni. I film qui presentati sono solo una parte della sua preziosa eredità.

Alexander Jacoby e Johan Nordström