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26/06
Cinema Lumière - Sala Scorsese > 21:45
SOLEIL Ô
Info sullaProiezione
Sottotitoli
Versione originale con sottotitoli
Modalità di ingresso
SOLEIL Ô
Scheda Film
Il restauro di Soleil Ô ha utilizzato un 16mm invertibile, e due controtipi – 16 e 35mm – depositati da Med Hondo presso Ciné-Archives, gli archivi audiovisivi del Partito Comunista francese a Parigi. Una copia d’epoca, conservata presso l’Harvard Film Archive, è stata utilizzata come riferimento per la colour grading supervisionata dal direttore della fotografia François Catonné.
Ci siamo trovati a essere artisti ‘di colore’, come si dice di solito, per puro caso. Insieme a Parigi sostanzialmente per le medesime ragioni, Bachir, Touré, Robert e io ci siamo trovati nel bel mezzo di un paese, di una città, nella quale rimediare di che vivere, in parole povere, dove lavorare: essere un attore, un musicista, un cantante. E dove, però, ci si è subito resi conto che le porte erano chiuse […]. Allora, per uscirne, abbiamo pensato di formare tutti insieme un gruppo teatrale e, nell’attesa, abbiamo realizzato tutti insieme Soleil Ô. Per fare il film abbiamo dovuto scavalcare tutti gli ostacoli burocratici e materiali, in altri termini trovare un produttore e dirgli: “È il miglior soggetto che ci sia, perché ci crediamo”. Per sentito dire, “se si è bravi a parlare, si è bravi anche a fare un film”. Ebbene, abbiamo fatto Soleil Ô senza un centesimo […]. Tutte le scene sono ispirate alla realtà. Perché il razzismo non s’inventa, soprattutto al cinema. È una specie di mantello che ti mettono addosso, con cui sei obbligato a vivere. Anche la scena della confessione, all’inizio: in effetti, nelle Antille dove sono nato, ai bambini, quando andavano a confessarsi, insegnavano a nominare come peccato il fatto che sapevano parlare il creolo. Ma so bene che il cinema da voi definito cinema-verità ha sempre evitato di dire cose del genere. L’unica cosa che ha fatto in questo senso è stato prendere dei volti di neri e mescolarli alla folla. Per mostrare che più l’Occidente tenderà economicamente a espandersi, più avrà bisogno di manodopera nera. E così l’Africa resterà un continente sempre più sottosviluppato: dire il contrario è dire il falso […]. L’idea iniziale era quella di far vedere tutti i luoghi deputati, privilegiati dai turisti, gremiti unicamente di neri. D’improvviso si vedeva il Sacré-Cœur e si vedevano solo neri. Sarebbe stato un bell’impatto cinematografico. Solo che l’idea è rimasta sulla carta, non si è riusciti a tradurla in immagini.
Med Hondo, “Jeune Cinéma”, giugno-luglio 1970
Cast and Credits
Sog., Scgf.: Med Hondo. F.: François Catonné, Jean-Claude Rahaga. M.: Michèle Masnier, Clément Menuet. Mus.: Georges Anderson. Int.: Robert Liensol, Théo Légitimus, Gabriel Glissand, Mabousso Lô, Alfred Anou, Les Black Echos, Ambroise M’Bia, Akonio Dolo. Prod.: Grey Films, Shango Films. DCP. D.: 98’. Bn.
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