Right on! è una capsula del tempo, l’istantanea di un gruppo e di uno stile musicale in un momento e in un luogo ben precisi. Per il modo radicale in cui cattura questa istantanea, il documentario si configura chiaramente come un esperimento. Lo spettatore si sente testimone di passaggi cruciali nell’evoluzione di un nuovo genere musicale che qualche decennio dopo sarebbe diventato lo stile dominante della cultura pop. Da questo punto di vista, Danska è riuscito a creare una sorta di situazione da laboratorio che ha dato vita a questo film estremamente calibrato (Felipe Luciano lo definisce “il primo film spoken word” realizzato negli Stati Uniti). The Original Last Poets (in seguito The Last Poets) – la cui esibizione dal vivo, adattata per il film da una performance del 1969 al Paperback Theatre di New York, si svolge su un tetto dell’East Village – sono considerati, insieme a Gil Scott-Heron, i più importanti pionieri dell’hip-hop e del rap nel momento di transizione dagli anni Sessanta ai Settanta. La rabbia per l’ingiustizia sociale di cui sono vittime i neri d’America è al centro dei testi poetici dei tre interpreti del gruppo, che appaiono in performance potenti e coreografate insieme ai percussionisti Carlos Cuebas e Gene Ballard.

Karl Wratschko

Mentre nell’industria cinematografica la riproduzione di materiale filmico richiede molteplici generazioni di copie che ci allontanano da ciò che è stato originariamente catturato dalla macchina da presa, le più  agili produzioni indipendenti consentono un approccio più artigianale. I film girati in 16mm possono beneficiare della tecnologia a pellicola invertibile, evitando il sistema negativo/positivo. La copia di Right on! è una testimonianza di questa possibilità: girato in Ektachrome (il master è andato perduto), il film fu duplicato a partire dal 16mm originale mediante stampa a contatto per produrre copie positive (due delle quali sopravvivono, seppur gravemente degradate). Una di queste copie è stata in seguito sottotitolata per la distribuzione in Francia e usata come master positivo per la distribuzione nel circuito non commerciale. Per fortuna la duplicazione è stata effettuata con il processo Gevacolor, che è molto
più stabile dell’Eastmancolor. Per quanto possa sembrare sorprendente per un film relativamente recente, la copia presentata è forse la migliore copia proiettabile rimasta, derivata dal girato originale del film. Ciò è possibile grazie alle specifiche tecniche e al peculiare modello di distribuzione del formato 16mm.

Benoît Carpentier