Mer

28/06

Cinema Lumière - Sala Officinema/Mastroianni > 21:30

GIGI

Jacqueline Audry

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Proiezione

Mercoledì 28/06/2017
21:30

Sottotitoli

Versione originale con traduzione simultanea in cuffia

Modalità di ingresso

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GIGI

Scheda Film

Non mi parli di cinema! Esclamò Colette. Sono rimasta troppo delusa.
Amo Gigi. Sono sicura che non la tradirò.
Colette fissò intensamente, con occhi da gatta, [Jacqueline Audry]. Poi domandò:
Che cosa ha fatto finora?
Niente.
Colette sorrise. Jacqueline aveva centrato il bersaglio. Là dove un regista di mestiere non sarebbe riuscito a ottenere nulla, una debuttante aveva vinto la partita.
Michèle Nicolai, Madame Colette se réconcilie avec le cinéma grâce à Jacqueline Audry [Madame Colette si riconcilia con il cinema grazie a Jacqueline Audry], “France Hebdo”, 24 ottobre 1949

Gigi costituisce un caso particolare nell’opera di Colette. Si direbbe che il racconto di una trentina di pagine, educazione sentimentale ben poco ortodossa pubblicata nel 1944, sia stato scritto per essere tradotto in immagini. La regista Jacqueline Audry, fin dal 1945, si mette in cerca dell’attrice adatta, scavalcando così Max Ophüls, ugualmente interessato alla realizzazione del film. E fin dal 1946 Colette si mette a lavorare ai dialoghi e alla sceneggiatura. Ecco come ha inizio l’incontro tra Colette, Jacqueline Audry e Danièle Delorme, la perfetta regola del tre per quella che sarà tutta una serie di film Belle Époque in materia di trasgressione dei ruoli e delle identità sessuali. Si legge persino, un po’ qui e un po’ là, che Gigi sarebbe uno dei primi film francesi femministi e che Colette avrebbe ceduto gratis i propri diritti.
Come Minne e Mitsou (anch’essi adattati da Audry e interpretati dalla giovane promessa Delorme), il testo è scritto in terza persona, e il centro della storia è occupato da un personaggio femminile. A parte i film ambientati nei collegi (La Cage aux rossignols, Le Carrefour des enfants perdus), nel cinema francese degli anni Quaranta si presta scarsa attenzione ai problemi degli adolescenti. Gigi apre la strada a film focalizzati sulla subalternità dei personaggi maschili a quelli femminili: la famiglia sfacciatamente matriarcale, una sorta di gineceo autogestito (Gaby Morlay e Yvonne de Bray), in cui cresce Gigi è concepita come un esempio di ribaltamento della disuguaglianza delle donne e della loro dipendenza, come un fattore di forza, come una controapologia del matrimonio. Dove non si tratta più di amore, ma della necessità di farsi una posizione, da buona cocotte, grazie agli uomini che ti mantengono, tra un cucchiaio di cassoulet e un sorso di camomilla. E l’esito finale, emozionante e definitivo, discende giusto dal rifiuto di Gigi, ragazza scaltra dalla coscienza onesta, maturata di colpo dopo una notte di tormenti: il rifiuto di sottomettersi a leggi di tal genere, di diventare una mantenuta o di fare da trofeo alle conquiste maschili.
Il successo di Gigi rilancia l’interesse per le versioni cinematografiche dei testi di Colette (Julie de Carneilhan, 1950, o Le Blé en herbe, 1954), in un momento in cui la scrittrice viene riabilitata e trasformata addirittura in monumento nazionale, con il suo trasferimento al Palais Royal, dimora onorifica che non lascerà più.
Émilie Cauquy

 

Approfondimento su Colette

Cast and Credits

Sog.: dal racconto omonimo di Colette. F.: Gérard Perrin. M.: Nathalie Petitroux. Scgf.: Raymond Druart. Mus.: Marcel Landowski. Int.: Danièle Delorme (Gilberte ‘Gigi’ Alvarez), Yvonne de Bray (Madame ‘Mamita’ Alvarez), Gaby Morlay (zia Alicia), Franck Villard (Gaston), Jean Tissier (Honoré), Paul Demange (Emmanuel), Madeleine Rousset (Liane d’Exelmans), Colette Georges (Minouche). Prod.: Codo-Cinéma – Les Productions Claude Dolbert. 35mm. D.: 99’. Bn