ZVANYI UŽIN

Fridrich Ermler

Sog.: dallo sketch Čelovek ostaëtsja odin [Un uomo lasciato solo] di Vladimir Mass e Michail Červinskij. Scen.: N.A. Stroev (Vladimir Mass, Michail Červinskij, Fridrich Ermler). F.: Apollinarij Dudko. Scgf.: Isaak Machlis. Mus.: Gavriil Popov. Int.: Igor’ Il’inskij (Pëtr Petrovič), Nina Mamaeva (sua moglie), Boris Žukovskij (Ivan Kuzmič), Anna Lisjanskaja (Nadežda Sergeevna). Prod.: Lenfilm · 35mm. Col.

 

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Fridrich Ermler, autentico e devoto comunista, membro del Partito sin dal 1919, si considerava un uomo di politica, “un artista del Partito”. Credeva nella ragionevolezza della vita politica contemporanea e non tentava di abbellirla. Paradossalmente firmò alcune opere cinematografiche tra la più complesse e controverse del realismo socialista, come Oblomoki imperii [Frammento di un impero, 1929], Krest’jane [I contadini, 1934] e Velikij graždanin [Il grande cittadino, 1937-38].
Razbitye mečty (‘Sogni spezzati’, titolo iniziale del film) doveva essere uno dei tre episodi di un film pensato su misura per Arkadij Rajkin, leggenda del varietà sovietico. A dirigerlo dovevano essere i tre più importanti registi leningradesi, Grigorij Kozincev, Iosif Cheific e lo stesso Ermler. Il progetto non si concretizzò mai per una serie di ragioni e soprattutto perché Rajkin era ebreo (nei primi anni Cinquanta giunse al culmine l’antisemitismo di stato, sotto forma di ‘campagna anticosmopolita’).
A nessuno dei tre registi piaceva girare commedie, ma inaspettatamente Ermler decise di completare il suo episodio. Il ruolo del protagonista andò a Igor’ Il’inskij, grande attore teatrale e già comico numero uno del cinema muto sovietico. Rajkin, per il quale lo sketch era stato scritto, non perdonò mai Ermler.
Il film è la storia di un carrierista che invita il suo capo a una finta festa di compleanno ma si chiude per sbaglio in una stanza della casa e manda tutto a monte. Se Rajkin era spassosissimo, miserabile ma anche simpatico, Il’inskii risultava disgustoso e terrificante, un maniaco spietato nei suoi avidi sogni di una nuova carriera.
Ermler fu costretto a girare il film a colori, com’era d’obbligo per le commedie di allora. Ma voleva un’atmosfera in bianco e nero, tetra e di stile quasi espressionista. Il’inskii, da parte sua, sembra quasi minacciare la macchina da presa nei suoi attacchi di frenesia.
Va ricordato che all’epoca Stalin era ancora vivo, il che fa di questa piccola commedia un anello di congiunzione straordinario tra le spericolate satire degli anni Venti e gli altrettanto audaci esperimenti formali degli anni Sessanta. Il comitato artistico della Lenfilm ne fu così spaventato che gli sceneggiatori ritennero saggio celarsi sotto lo pseudonimo di N.A. Stroev (che significa ‘Siamo in tre’). Ma l’espediente non li salvò: il film scomparve dalla circolazione per nove anni, fino al 1962.

Peter Bagrov

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