XIAO WU
Scen.: Jia Zhang-ke. F.: Nelson Yu Lik-wai. M.: Yu Xiao Ling. Scgf.: Liang Jing Dong. Int.: Wang Hongwei (Xiao Wu), Hao Hongjian (Mei Mei), Zuo Baitao, Jinrei Ma, Junying Liu, Liang Yonghao, Qunyan An, Jiang Dongdong. Prod.: Jia Zhangke, Li Kit Ming per Top Clever. DCP. Col.
Scheda Film
L’affettuoso ma spassionato film di Jia Zhang-ke che narra la caduta di un incurabile perdente è uno dei film cinesi più suggestivi e compiuti degli anni Novanta. Realizzato con un budget ridotto e un cast composto interamente da attori non professionisti nella città natale di Jia, è un’ulteriore rivendicazione del cinema cinese indipendente e “underground” e il trionfo che ha lanciato la carriera del suo esordiente regista. Il film offre una osservazione fine e meticolosa delle superfici materiali e delle transazioni sociali per suggerire ciò che accade sotto quelle superfici. Fenyang è una tipica zona depressa della Cina settentrionale, una sgangherata città di provincia in cui una comunità di semplici si avventa sui benefici della società liberista, dall’imprenditorialità e la ricostruzione ai karaoke bar e ai centri estetici. […] Ma Xiao Wu è un uomo in dissonanza con la propria epoca, un bambinone che non sa cogliere le implicazioni della repressione poliziesca della criminalità di strada e non capisce come mai un vecchio amico che ha deciso di rigare dritto lo eviti. Scegliendo di incentrare il film su questo povero inetto, Jia si allontana dall’osservazione sociale per avventurarsi su un più cupo terreno psicologico. […] Il declino e la caduta di Xiao Wu non avvengono nel nulla, ma Jia non suggerisce mai che sia vittima di un cambiamento sociale o un sintomo di ciò che è accaduto in Cina dopo la morte di Mao. Il suo destino è unico e specifico. Né si ha la sensazione che Xiao Wu ricavi una consapevolezza dalle proprie sventure; il film non è un racconto morale o “edificante”. Ma accostando la degradazione di Xiao Wu alla lucida percezione di una società che sta perdendo la rotta il film acquisisce una curiosa purezza difficile da definire e fa della triste fine di Xiao Wu uno spettacolo malinconico e stranamente esaltante. È questo a rendere il film non solo bressoniano ma anche meritevole di essere citato accanto a Bresson. Non funzionerebbe altrettanto bene senza la recitazione naturalistica o la fotografia di Yu Lik-Wai (un piccolo miracolo di “informale” controllo formale). Ma è la capacità di Jia Zhang-ke di cogliere le verità spirituali sotto le superfici del quotidiano a produrre un risultato così speciale.
Tony Rayns, “Sight and Sound”, n. 3, marzo 2000
Restaurato in 4K nel 2020 da The Film Foundation’s World Cinema Project e Cineteca di Bologna in collaborazione con Top Clever Ltd. e MK2 presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata con la supervisione di Jia Zhangke, a partire dai negativi originali 16mm, con il sostegno di Hobson/ Lucas Family Foundation