WILD RIVER

Elia Kazan

Sog.: dai romanzi Mud on the stars (1942) di William Bradford Huie e Dunbar’s Cove (1957) di Borden Deal; Scen.: Paul Osborn; F.: Ellsworth Fredericks; Mo.: William Reynolds; Scgf.: Joseph Kish, Walter M. Scott, Lyle R. Wheeler, Herman A. Blumenthal; Co.: Anna Hill Johnstone; Mu.: Kenyon Hopkins; Su.: Eugene Grossman, Richard Voriseck; Int.: Montgomery Clift (Chuck Glover), Lee Remick (Carol Garth Baldwin), Jon Van Fleet (Ella Garth), Albert Salmi (Hank Bailey), J.C. Filippen (Hamilton Garth), James Westerfield (Cal Garth), Barbara Loden (Betty Jackson), Franck Overton (Walter Clark), Malcom Atterbury (Sy Moore), Robert Earl Jones (Ben), Bruce Dern (Jack Roper), Judy Harris (Barbara-Ann), Jim Menard (Jim Junior); Prod.: Elia Kazan per 20th Century Fox; Pri. pro.: 26 giugno 1960. 35mm. D.: 110′. Col

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Cambiamento doloroso, cambiamento che è necessario ma fa male. La mia famiglia ha perso una casa, quand’ero ragazzo. E penso che abbiamo cambiato casa anche quando è morto mio padre. Wild River è stato anche il primo film in cui mi sono detto: voglio essere il più possibile lirico – voglio fermare l’azione. Vede, non mi ero mai fidato di interrompere l’azione a vantaggio dei momenti lirici. Da allora sono stato molto più fiducioso. Ho anche usato campi lunghi, come nella scena in cui i personaggi stanno in fondo alla stanza, praticamente al buio, sul pavimento. L’ho fatto spesso, sfruttando la profondità di campo con una persona o un oggetto in primo piano. Era un modo per mantenere la naturalezza della scena, anche se la tecnica è innaturale. In questo momento sto guardando il ramo alle sue spalle e lei non è a fuoco, malgrado William Wyler e Orson Welles e tutti gli altri. Sta solo cinque metri dietro di lei, ma io la vedo come una macchia sfocata. (…) Ho pensato che un film potesse essere sia vero – realistico – che completamente poetico. E quello è diventato l’ideale della mia estetica, nella misura in cui ero consapevole della mia estetica. D’un tratto lo si guarda ed è semplice come una pagnotta, e al tempo stesso assolutamente poetico. Ha sfumature, ha allusioni, ha poesia, ma può anche essere un nulla, una pagnotta. È quello che sento quando vedo un quadro di Cézanne: ti mostra una mela, è solo una mela su un tavolo, ma è anche qualcosa di poetico. Questo mi piace.
(Elia Kazan, da Michel Ciment, Kazan on Kazan, Secker & Warburg-British Film Institute, London 1973)

Copia proveniente da

Restauro promosso da Academy Film Archive e Twentieth Century Fox con il sostegno di The Film Foundation