WILD ORANGES

King Vidor

R.: King Vidor. S.: da un romanzo di Joseph Hergesheimer. Sc.: King Vidor. F.: John W. Boyle. In.: Virginia Valli (Nellie Stope), Frank Mayo (John Woolfolk), Ford Sterling (Paul Halvard), Nigel De Brulier (Lichfield Stope), Charles A. Post. P.: Goldwyn Pictures. D.: 66’. 35mm

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

“Tratto da un romanzo di Joseph Hergesheimer, lo stesso autore di Tol’Able David, portato sullo schermo nel 1921 da Henry King (e ancora prima da Griffith), il film appartiene al periodo giovanile della produzione di King Vidor, che aveva iniziato la sua carriera di cineasta nel 1913, riprendendo con un amico cineamatore le immagini di un fortunale, e aveva esordito nel lungometraggio cinque anni prima, nel 1919. Se si pensa che nel 1924 il regista ventottenne diresse, oltre a Wild Oranges, altre quattro pellicole, sorprendono in questo film la raffinatezza e l’attenzione per il dettaglio che caratterizzano la direzione di Vidor. L’intreccio, a metà strada fra il melodramma esotico e il film avventuroso, è piuttosto convenzionale e prevedibile, ma trae vantaggio da una sceneggiatura ben costruita (l’adattamento è dello stesso regista) e da una caratterizzazione dei personaggi non del tutto banale.

King Vidor dissemina il film di inquadrature paesaggistiche o zoologiche non strettamente correlate all’azione – gli aranci selvatici, un ragno inquadrato in dettaglio che tesse la sua tela – impiegate sapientemente per creare la giusta ambientazione. Nello stesso senso vanno lette le frequenti allusioni ad eventi olfattivi o sonori che intervengono nel corso di Wild Oranges. Ad esempio l’odore degli aranci selvatici che danno il titolo al film, evocato da una didascalia (“Un conturbante profumo di aranci si spandeva su quelle isole calme”), i piani ravvicinati del cane che abbaia, i dettagli delle imposte che sbattono, della sedia a dondolo che oscilla sinistramente”.

(Alberto Boschi, Cinegrafie, n. 7)

Copia proveniente da

Si sapeva dell’esistenza di una copia in bianco e nero di Wild Oranges, ristampata negli anni Sessanta e conservata presso la George Eastman House. Il ritrovamento, presso la Cinémathèque Française, di una copia colorata e pressoché completa del film ne ha permesso un restauro che mantiene intatta la grande qualità fotografica dei materiali originali.