WAQAI SANAWAT AL-DJAMR

Mohammed Lakhdar-Hamina

Scen.: Rachid Boudjedra, Tewfik Fares, Mohammed Lakhdar-Hamina. F.: Marcello Gatti. M.: Yussef Tobni. Mus.: Philippe Arthuys. Int.: Yorgo Voyagis (Ahmed), Mohammed Lakhdar-Hamina (Milud), Leïla Shenna (moglie di Ahmed), Cheikh Nourredine (Si Larbi), Larbi Zekkal (Smaïl), Sid Ali Kouiret, Nadia Talbi, Taha El Amiri, Abdelhalim Rais, Brahim Hadjadj, Hassan El Hassani. Prod.: ONCIC (Office National Commerce Industrie Cinéma). DCP. D.: 177’. Col.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

No, Waqai sanawat al-djamr non è un film hollywoodiano: quello che rimproveriamo al cinema di Hollywood non è la sua spettacolarità, ma di manipolare le emozioni, di costruire degli universi fittizi e di distillare un’ideologia viziata (tra le altre cose). Questo non è certo il caso del film di Lakhdar-Hamina. Abbiamo un gran bisogno di film anti-imperialisti che replichino alle innumerevoli menzogne dei film imperialisti […]

No, Waqai sanawat al-djamr non è, contrariamente alle voci di questi giorni, un film politicamente moderato. Non è corretto affermare che “i francesi, in questo film vengono risparmiati”: al contrario, potremmo obiettare che la società coloniale sia più complessa di quanto sia qui rappresentata, ma che non fosse quello il suo proposito. Hamina mostra gli europei come ‘noi’ abbiamo mostrato gli indiani d’America o i cittadini del terzo mondo nei ‘nostri film’: da lontano. E se questo film serve a far riavvicinare la Francia (che fu giscardiana) e l’Algeria, tanto meglio, poiché è evidente a tutti che non va a discapito di quest’ultima. Se la Francia ufficiale ha creduto che fosse il caso premiare questo film a Cannes, dobbiamo approfittare di questa contraddizione poiché consentirà ai francesi di farsi un’idea più chiara di quello che è stata veramente la guerra di liberazione del popolo algerino.

Guy Hennebelle, “Ecran”, n. 40, 1975

Ho tentato di raccontare, con dignità e nobiltà, questa rivolta che è poi diventata la rivoluzione algerina, una rivolta non solo contro il colonizzatore, ma contro una certa condizione umana. Volevo evitare qualunque approccio manicheo, caricaturale e demagogico, che rischiava di rendere Waqai sanawat al-djamr una specie di western con buoni contro cattivi, algerini contro francesi.

Quello che mi ha guidato è stata la ricerca di onestà: ho cercato dentro di me l’onestà di un bambino, lo sguardo del bambino che sono stato, i ricordi della mia infanzia. […]

Sarebbe un grave errore distinguere il cinema algerino, il cinema del Maghreb, dal cinema africano. Il cinema del Terzo Mondo è uno – mondo arabo, Africa, America Latina, Medio Oriente, Asia – abbiamo le stesse motivazioni, le stesse difficoltà, una comunanza di destino, destino sul piano artistico, sul piano espressivo. Abbiamo sofferto la fame e la sete. Ci riapproprieremo della nostra immagine.

Mohammed Lakhdar-Hamina, intervista di Claude Dupont, “Cahiers de la cinémathèque”, estate 1975

Copia proveniente da

Restaurato nel 2018 da Cineteca di Bologna e The Film Foundation’s World Cinema Project presso i laboratori L’Image Retrouvée e L’Immagine Ritrovata con il sostegno di George Lucas Family Foundation. Restaurato in 4K a partire dai negativi originali camera e suono e da un interpositivo 35mm di prima generazione. Correzione colore supervisionata da Mohammed Lakhdar-Hamina. Parte dell’African Film Heritage, creato da The Film Foundation, FEPACI e UNESCO in collaborazione con Cineteca di Bologna.