Une partie de campagne
T. it.: La scampagnata. Sog.: dall’omonimo racconto di Guy de Maupassant. Scen.: Jean Renoir. F.: Claude Renoir. M.: Marguerite Houllé-Renoir. Scgf.: Robert Gys. Mus.: Joseph Kosma. Ass. regia: Yves Allégret, Jacques Becker, Jacques B. Brunius, Henri Cartier-Bresson, Claude Heymann, Luchino Visconti. Int.: Sylvia Bataille (Henriette Dufour), Georges Saint-Saëns [Georges Darnoux] (Henri), Jane Marken (Juliette Dufour), André Gabriello (Cyprien Dufour), Jacques Borel [Jacques B. Brunius] (Rodolphe), Paul Temps (Anatole), Gabrielle Fontan (la nonna), Jean Renoir (papà Poulain), Marguerite Houllé-Renoir (la cameriera), , Georges Bataille (seminarista) Henri Cartier-Bresson (seminarista), Pierre Lestringuez (il prete), Alain Renoir (un giovane pescatore). Prod.: Pierre Braumberger per Panthéon.. DCP. D.: 40′. Bn.
Scheda Film
Une partie de campagne è uno dei più riusciti esempi dello stile espressivo che Renoir perfezionò nel corso degli anni Trenta: movimenti di macchina che possono o meno coincidere con il punto di vista di uno dei personaggi, primi piani che esprimono l’ambiguità dei sentimenti, composizioni in profondità di campo che rivelano molteplici livelli narrativi, atmosfere che dissimulano strutture di classica simmetria, bellezza lirica minata dal lato oscuro delle passioni, comunque controllate dalle convenzioni sociali. Mai come in Une partie di campagne Renoir seppe reinventare le eredità del naturalismo e dell’impressionismo, fondendole tra loro in un linguaggio del tutto personale. Eppure il regista fu costretto ad abbandonare il film prima di averlo terminato. Une partie de campagne venne distribuito nel 1946, dieci anni dopo le riprese, dal produttore Pierre Braunberger, che autorizzò Marguerite Houllé-Renoir, montatrice e compagna del regista negli anni Trenta, a montare il film e Joseph Kosma, autore delle musiche di La grande illusione, La Marsigliese (1937) e La Bête humaine (1938), a comporne la colonna musicale. Renoir, che viveva a Los Angeles, diede il proprio consenso senza neppure aver visto il risultato finale. Tratto dal racconto di Maupassant, il film, come risulta dai documenti di lavorazione di Renoir, avrebbe dovuto essere un mediometraggio poco più lungo di quanto sia in realtà. Iniziato come progetto di modeste dimensioni, da realizzare in esterni insieme alla famiglia e agli amici nelle vicinanze della casa di campagna di Renoir, dove il regista aveva girato il suo primo film, La Fille de l’eau, e dove suo padre aveva dipinto quadri memorabili, il film si trasformò in un costoso progetto della durata di tre settimane, con la troupe in balia d’un maltempo che mise a dura prova i rapporti personali. La pioggia, tuttavia, si rivelò uno dei felici incidenti della carriera di Renoir, che riscrisse la sceneggiatura del film in modo che il temporale entrasse a far parte della vicenda. Le riprese erano quasi terminate quando Renoir e Sylvia Bataille litigarono e il regista abbandonò il film per iniziare le riprese di Le Basfonds.
Janet Bergstrom