UMUT
F.: Kaya Ererez. M.: Celal Köse. Mus.: Arif Erkin. Int.: Yılmaz Güney (Cabbar), Gülsen Alnıaçık (Fatma), Tuncel Kurtiz (Hasan), Osman Alyanak (Hodja), Sema Engin (Cemile), Sevgi Tatlı (Hatice), Kürşat Alnıaçık (Mehmet Emin), Hicret Gürson (Hicret), Enver Dönmez (il ladro). Prod.: Güney Film DCP. D.: 97’. Bn.
Scheda Film
A causa della crescente popolarità dei taxi, il vetturino Cabbar mantiene a stento la numerosa famiglia composta da cinque figli, moglie e anziana madre. Quando perde un cavallo in un incidente stradale, l’uomo resta privo di ogni mezzo di sostentamento. Di fronte ai debiti e senza un lavoro vende i beni di famiglia per comprare un altro cavallo. Intanto i creditori gli sequestrano la carrozza e il nuovo cavallo. Gli rimane solo una pistola che non è riuscito a vendere. Il suo amico Hasan lo convince a rapinare un ricco uomo, piano che finisce malissimo.
Malgrado abbia perso tutto, Cabbar appoggia i suoi colleghi nella protesta contro la decisione del governo locale di vietare le carrozze a cavalli. Ma adesso tutte le sue speranze sono definitivamente infrante. Come estremo rimedio, parte con Hasan a caccia di un tesoro sulle rive del fiume Ceyhan, sotto la guida di un hodja (predicatore) del posto. La ricerca è però vana, e oltre alla pazienza Cabbar perde anche il senno.
Messo al bando in Turchia per la sua denuncia delle disparità sociali, Umut si sofferma sui temi delle false illusioni e della coscienza di classe. Cabbar, che ripone tutte le sue speranze nei biglietti della lotteria e in una spiritualità mal indirizzata, non ha nulla da perdere se non l’orgoglio maschile simboleggiato dalla pistola. Il suo sostegno alla protesta dei vetturini giunge troppo tardi, e troppo facilmente si fa distrarre dalla caccia al tesoro. Stretto parente di Ladri di biciclette (1948) di Vittorio De Sica e di Borom Sarret (1963) di Ousmane Sembène, Umut può essere considerato un erede del Terzo cinema.
Approfondimento sul cinema di Yilmaz Güney