TOOFAN DAR SHAHR-E MA

Samuel Khachikian

Scen., M.: Samuel Khachikian. F.: Vahak Vartanian. Scgf.: Ali Delpazir. Int.: Arman (‘il matto’), Roufia (Simin), Hossein Daneshvar (Saeed), Mansour Sepehrnia (Soosool), Garshasb Raoufi (Houshang), Vida Ghahremani (Pari), Sousan (Gigi), Mohammad Motavasselani (Farhang). Prod.: Azhir Film Studio. DCP. D.: 102’.

info_outline
T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

I destini di un matto, di una barbona, di un tipografo e di un playboy si intrecciano nei giorni che precedono il capodanno persiano. Toofan, film inclassificabile che si muove liberamente tra horror, commedia, documentario, musical e fantascienza, fu la prima produzione dell’Azhir Film Studio fondato dallo stesso Khachikian.
Quando la censura gli proibì di girare un film sul primo serial killer dell’Iran moderno, il regista tornò alle sue storie che esploravano i temi prediletti della compassione e del male. Nel film, girato in studio e in esterni, compaiono una memorabile scena ambientata durante la Festa del Fuoco e le rovine di un edificio che si diceva fosse stato luogo di torture sotto la dinastia Qajar.
Film veloce e a basso costo, il suo ritmo frenetico deve molto al fatto che l’unica macchina da presa disponibile non potesse girare consecutivamente per più di venticinque secondi senza prendere fuoco. Ma questo ibrido di generi, selvaggio e spesso incomprensibile, attesta la flessibilità delle convenzioni cinematografiche e il precario confine tra realtà e fantasia nel cinema non occidentale degli anni Cinquanta. Nella sua varietà stilistica è possibile intravedere lo sguardo di Khachikian sulla modernizzazione dell’Iran, raffigurata come promettente e allo stesso tempo inquietante. Se l’espressionismo visivo del film ricorda gli horror della Universal, la critica sociale indica che il ‘mostro’ è il prodotto di una società ingiusta più che l’opera di uno scienziato pazzo. “In Toofan volevo dire che la nostra società esige che i malati mentali vengano legati e chiusi nei manicomi, mentre tanti pazzi vestiti da persone normali circolano liberamente, e a volte sono perfino stimati e incoraggiati. Ma se qualcuno che è stato etichettato come ‘matto’ fa il minimo gesto, allora vogliamo subito punirlo. Alcuni, nella nostra società, sono più pazzi dei cosiddetti pazzi rinchiusi nei manicomi”, commenta Khachikian.

Ehsan Khoshbakht

 

Intervista a Eshan Khoshbakht curatore della rassegna

Copia proveniente da