THE RED PONY

Lewis Milestone

Sog.: dal romanzo breve omonimo (1933) di John Steinbeck. Scen.: John Steinbeck. F.: Tony Gaudio. M.: Harry Keller. Scgf.: Victor Greene. Mus.: Aaron Copland. Int.: Myrna Loy (Alice Tiflin), Robert Mitchum (Billy Buck), Louis Calhern (il nonno), Shepperd Strudwick (Fred Tiflin), Peter Miles (Tom), Margaret Hamilton (l’insegnante), Melinda Byron (Jinx Ingals), Jackie Jackson (Jackie), Beau Bridges (Beau). Prod.: Lewis Milestone per Republic Pictures. DCP. D.: 89’. Col.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Questo gioiello in Technicolor trat­to dal romanzo breve di John Stein­beck segna la prima volta dell’autore alle prese con l’adattamento cinema­tografico di una sua opera – un pro­getto che lui e il regista Lewis Mile­stone avevano in mente fin dal suc­cesso di Of Mice and Men. Per ironia della sorte, il primo film a colori di Milestone fu prodotto dalla Republic Pictures, studio tra i meno ricchi di Hollywood che tentava di migliorare la propria reputazione con produzioni di alto livello. (Nello stesso arco di sei mesi lo studio lanciò anche La luna sorge di Frank Borzage e Macbeth di Orson Welles).
In questa storia, che anticipa Il ca­valiere della valle solitaria (1953), un bracciante agricolo di poche parole (Robert Mitchum) è idolatrato dal giovane Tom (Peter Miles), figlio della famiglia per cui lavora. La prima metà del film immerge lo schermo in un’i­dillica utopia pastorale che viene in­franta nella seconda metà con una ri­flessione sottile ma intensa sulle realtà più dure della vita. Pur riecheggiando le atmosfere tipicamente americane di Henry King, il film è inequivocabil­mente un’opera di Milestone, con il suo stile visivo unico e il tema ricor­rente dei sogni irraggiungibili.
Le qualità liriche non sono una no­vità, ma la tenerezza delle relazioni fa­miliari e il singolare punto di vista del bambino rappresentano per Milestone un territorio inesplorato. Perfino le scene più banali, come una colazione che si conclude con tensioni familia­ri appena accennate, sono gestite con notevole precisione drammatica. La narrazione approfondisce temi come il rimpianto (il desiderio del padre di tornare in città), l’invecchiamento (le ripetitive frottole del nonno) e la perdita (la malattia del pony di Tom), spingendo la storia verso territori più cupi dove i verdi pascoli si trasforma­no in amare distese di fango.
Il direttore della fotografia Tony Gaudio esalta questo cambio di tono con caldi colori bruno-rossastri da lume a olio che trasmettono sfumatu­re rassicuranti e con certi sfondi scuri e poco illuminati che fanno risaltare gli attori come figure in un dipinto di Vermeer. La musica di Aaron Copland sottolinea il lirismo del film.
Sebbene Milestone abbia in segui­to realizzato altri film di valore, come Okinawa (1951) e il sottovalutato Kangarù (1952), The Red Pony rimane la sua ultima opera davvero grande e pienamente convincente.

 Ehsan Khoshbakht

Copia proveniente da

Per concessione di Paramount Pictures e Park Circus.