THE GRADUATE

Mike Nichols

Sog.: dal romanzo omonimo di Charles Webb. Scen.: Buck Henry, Calder Willingham. F.: Robert Surtees. M.: Sam O’Steen. Scgf.: Richard Sylbert. Mus.: Paul Simon. Int.: Dustin Hoffman (Benjamin Braddock), Anne Bancroft (signora Robinson), Katharine Ross (Elaine Robinson), William Daniels (signor Braddock), Murray Hamilton (signor Robinson), Elizabeth Wilson (signora Braddock), Buck Henry (il cameriere dell’albergo), Brian Avery (Carl Smith). Prod.: Lawrence Turman per Lawrence Turman, Inc. DCP 4K. D.: 106’. Col.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

“Devo dirti una parola riguardo al tuo futuro, ragazzo. Una parola sola. Sei pronto? Mi senti bene?… Plastica”. Il graduate Benjamin Braddock è in effetti incerto sul proprio avvenire; d’altra parte, è il più giovane maschio adulto eletto a protagonista di commedia americana (altri giovani maschi s’erano già conquistati la centralità drammatica, il Jim Stark di Gioventù bruciata, il Bud Stamper di Splendore nell’erba). Siamo nel 1967. Dustin Hoffmann (esordiente a Hollywood via Broadway e Strasberg, nuova generazione Actors Studio) plana dal cielo di Los Angeles sulla propria famiglia, mentre le parole di Paul Simon stabiliscono che “silence like a cancer grows”. L’aria è cambiata, cambia la musica. Quattro canzoni si porranno in consonanza con smarrimenti e slanci di Benjamin: un tipo di lirismo poi molto replicato negli anni Settanta ma già sperimentato altrove, vedi Bertolucci e Prima della rivoluzione, film tutt’altro che ininfluente sulle vicende del ‘nuovo cinema americano’.

Famiglie californiane, a bordo piscina. L’oppressiva famiglia Braddock, la speculare famiglia Robinson, da cui sbuca la quarantenne bruna, leopardata, alcolista, sessualmente competente e autoritaria, che Anne Bancroft costruisce come personaggio cifrato d’infelicità. Attraverso la routine seduttiva delle sue calze infilate e sfilate Benjamin vede il mondo, oppone la sua muta resistenza di oggetto galleggiante, e intanto cova la tempesta. Mike Nichols artiglia Hoffmann in un cut up di primissimi piani, mentre ciò che accade intorno è spesso sfocato, irriconducibile a un senso chiaro: l’effetto è una costante soggettiva indiretta, tutto ci arriva attraverso il filtro imperfetto del suo sguardo. L’aprirsi dello spazio intorno al personaggio annuncia il progressivo sradicarsi familiare e sociale. I suoi passi, pesanti come in un incubo (camminare con le pinne dal soggiorno alla piscina), acquistano velocità passando da Los Angeles a Berkeley alla chiesa di Santa Barbara: Benjamin alla fine corre, sulla sua fiammante macchina italiana o a piedi, sguscia e sfreccia come un pazzo verso un romantico last minute rescue (di cui si ricorderà Woody Allen ai tempi della corsa finale in Manhattan), verso il suo indecidibile lieto fine; corre e intanto, brandendo armi improprie, s’allena a sfuggire ad altri assalti dell’autorità, come già accade nei campus e nelle piazze. Ma quella sarà una storia diversa. Qui, in fondo, Benjamin Braddock sta solo fuggendo da una parola: plastica.

Paola Cristalli

 

La recensione su Cinefilia Ritrovata

Copia proveniente da

Restaurato in 4K da The Criterion Collection a partire dal negativo originale 35mm. La color correction è stata supervisionata da Grover Crisp presso Sony Pictures e approvata dal regista Mike Nichols. Il missaggio sonoro 5.1, approvato dal regista, è stato realizzato a partire dalle bande sonore magnetiche del 35mm e dalle bande sonore originali presso Chace Audio