THE FACE BEHIND THE MASK
Sog.: dal radiodramma Interim di Thomas Edward O’Connell. Scen.: Allen Vincent, Paul Jarrico, Arthur Levinson. F.: Frank F. Planer. M.: Charles Nelson. Scgf.: Lionel Banks. Mus.: Sidney Cutner. Int.: Peter Lorre (Janos Szabo), Evelyn Keyes (Helen Williams), Don Beddoe (Jim O’Hara), George E. Stone (Dinky), John Tyrrell (Watts), Stanley Brown (Harry), Al Seymour (Benson), James Seay (Jeff). Prod.: Wallace MacDonald per Columbia Pictures Corp.. 35mm. D.: 68’. Bn
Scheda Film
Il cinema è un’arte di volti, e i film sulle trasformazioni facciali costituiscono un genere in cui le questioni filosofiche sull’identità sono ammantate di melodramma, orrore e surrealismo. In The Face Behind the Mask – come in Senza volto e nel suo remake Volto di donna (1938 e 1941), in The Face of Another (1966) di Hiroshi Teshigahara e in Johnny il bello (1989) di Walter Hill – il protagonista è spinto al crimine dalla sua orribile deturpazione e dall’ostracismo sociale. Se le persone sono moralmente plasmate dal loro aspetto, cambiare il volto di qualcuno può cambiare l’individuo che sta dietro di esso? Tratta da un radiodramma, la sceneggiatura di The Face Behind the Mask fu confezionata su misura per Peter Lorre, che interpreta Janos (Johnny) Szabo, un immigrato ungherese rimasto sfigurato nell’incendio di un hotel. La crudeltà altrui lo trasforma da gentile e ingenuo ottimista in un’incattivita mente criminale; pochi ruoli hanno dato a Lorre una gamma emozionale più ampia, e lui si impegna al massimo. La maschera bianca come il gesso che indossa è una caricatura triste, sinistramente elegante, del volto di Lorre. Con l’aiuto di un po’ di trucco diventa un fantasma di sé stesso, un manichino inespressivo con l’anima sfregiata.
Nei suoi 68 minuti questo esemplare film di serie B mette insieme violenti gangster, un’angelica ragazza cieca e una pungente parodia del sogno americano. Si sospetta lo zampino di Paul Jarrico, sceneggiatore di sinistra che finirà sulla lista nera, nella toccante amicizia tra Johnny e il gangster da quattro soldi Dinky (George E. Stone), che tiene una lezione allo straniero povero in canna su come il sistema sia corrotto e solo i soldi contino, mentre i due vanno a vivere in albergacci sempre più economici per poi finire a dormire in una discarica. Il regista francese Robert Florey, un altro immigrato, mostrò un’incredibile versatilità trasformandosi da pioniere dell’avanguardia a raffinato regista di film a basso costo, da storico del cinema a specialista di horror a regista dei Fratelli Marx. Qui insieme a Lorre sostiene un’intensità a nervi scoperti mentre il film fila rapido da un inizio sbarazzino a un finale che per la sua cupa ferocia ricorda Greed di Stroheim.
Imogen Sara Smith