Pochi film western muti hanno potuto vantare tanta autenticità quanto la saga di pionieri The Covered Wagon di James Cruze, realizzata usando decine di carri Conestoga originali affittati dalla gente del posto pare al prezzo di due dollari al giorno più il mangime per i cavalli. Cruze girò il film in California, in Nevada e nello Utah, mentre Tim McCoy, già star di spettacoli di cowboy, reclutò comparse tra gli Arapaho del Nord nella riserva di Wind River nel Wyoming. Il risultato è un racconto a episodi traboccante di vitalità di un movimentato viaggio lungo la Pista dell’Oregon, in cui Will Banion (il divo di lungo corso J. Warren Kerrigan), che ha il compito di guidare i carri dei pionieri verso ovest, è assediato da lotte intestine, maltempo, ostilità dei nativi e richiamo della febbre dell’oro californiana.
La lavorazione fu essa stessa una prova di tenacia. “Ho adorato ogni istante delle riprese di The Covered Wagon” disse la diva Lois Wilson a Kevin Brownlow. “È stata un’avventura. Oh, faceva un gran freddo, ma non penso che il film sarebbe riuscito altrettanto bene se non ci fossimo trovati in condizioni disagevoli e non ci fossero capitate situazioni inaspettate”. Quando sulle riprese si abbatté una bufera di neve lo sceneggiatore Walter Woods si limitò a incorporarla nella storia.
L’adattamento dal budget generoso (782.000 dollari) del romanzo di Emerson Hough diede slancio alla campagna condotta da Cruze per nobilitare il genere, elevandolo da spettacolo di massa a racconto epico, e creò un precedente per futuri importanti western. Il film fu fotografato da Karl Brown e montato da una giovane promettente, Dorothy Arzner, che presenziò alle riprese e fu una ‘sorta di braccio destro’ di Cruze. Le loro successive collaborazioni fecero da trampolino di lancio per la sua carriera da regista.
The Covered Wagon uscì il 16 marzo 1923 e quell’anno fu il secondo film di maggior incasso al botteghino statunitense. Il suo ammiratore più famoso fu il presidente Warren G. Harding, che quell’estate organizzò una proiezione speciale alla Casa Bianca. “Variety” lo definì “quanto di più grande lo schermo possa vantarsi di aver offerto al pubblico negli ultimi dieci anni”.

Pamela Hutchinson