SYLVIA SCARLETT

George Cukor

Sog.: dal romanzo The Early Life and Adventures of Sylvia Scarlett (1912) di Compton MacKenzie. Scen.: Gladys Unger, John Collier, Mortimer Offner. F.: Joseph H. August. M.: Jane Loring. Scgf.: Van Nest Polglase. Mus.: Roy Webb. Int.: Katharine Hepburn (Sylvia Scarlett), Cary Grant (Jimmy Monkley), Brian Aherne (Michael Fane), Edmund Gwenn (Henry Scarlett), Dennie Moore (Maudie), Natalie Paley (Lily Levetsky). Prod.: Pandro S. Bermanper per RKO Radio Pictures. 35mm. D.: 95’. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Sylvia Scarlett fu girato dopo Al­ice Adams. Hepburn mostra anco­ra l’impaccio tipico dei primi ruoli dell’attrice, e qui emerge in tutto il suo splendore androgino l’Hepburn ‘maschiaccio’, destinata non a caso a diventare una figura chiave dei queer studies del XXI secolo. Sylvia/Sylves­ter è completamente se stessa/stesso nel ruolo di un ragazzo in fuga con il padre caduto in disgrazia (Edmund Gwenn). Unisce le forze con il truf­fatore cockney Cary Grant (è il primo dei loro sodalizi) e insieme i due dan­no il massimo della loro fisicità, tra balli scatenati e capitomboli, in un film dagli umori stranamente mute­voli. Grant non era ancora una star, e qui è infatti il garbato Brian Aherne a conquistare la ragazza. Si prova una fitta di malinconia quando Sylvester torna a essere una femmina in questa commedia struggente sulla confusione d’identità, un film eccentrico e, ironi­camente, altrettanto indeciso su dove collocare la sua protagonista all’inter­no dello spettro di genere.

Molly Haskell

 

La commedia degli equivoci Sylvia Scarlett è l’unico dei quattro film con la coppia Katharine Hepburn/Cary Grant ad avere avuto una prima di­sastrosa. Oggi, forse anche grazie alla consapevolezza che il regista George Cukor era gay, il film ha una base di appassionati molto più solida.

Quando Sylvia (Hepburn), che vive a Marsiglia, perde la madre e scopre che il padre (Edmund Gwenn) è un giocatore d’azzardo e un malversatore, si taglia i capelli, si traveste da ragazzo e scappa con lui in Inghilterra. Cam­biato il proprio nome in Sylvester, co­nosce l’avventuriero Jimmy Monkley (Cary Grant) che le/gli propone di unire le forze per architettare insieme qualche imbroglio. I loro piani vanno a rotoli e i due diventano attori girova­ghi, ma presto Jimmy scopre il segreto di Sylvester.

Con personaggi che mutano for­ma a ogni cambio di rullo, l’arte della reinvenzione regna sovrana, soprat­tutto in termini di genere. All’inizio Hepburn interpreta una ragazza inge­nua e querula, ma nel momento in cui indossa abiti maschili trova sicurezza e fiducia in se stessa. Diventa arguta, dura ma tenera, vivace – ancora oggi l’aspetto che più riscatta il film. Tut­tavia l’approccio amorfo alla bizzarra (seppur assurda) premessa, unito a una sceneggiatura piuttosto rudimentale, lascia un po’ a desiderare. I conseguen­ti cambi di registro possono risultare spiazzanti. Se il film fosse stato girato solo due anni prima avrebbe forse go­duto di maggiore libertà nell’esplorare in modo più spinto gli aspetti comici e sessuali del travestitismo. Non man­cano comunque le allusioni, come la scena in cui una ragazza dipinge un paio di baffetti alla Ronald Colman sul volto di Hepburn e non resiste alla tentazione di rubarle un bacio.

Hepburn è una gioia per gli occhi: passa con naturalezza dalla ritrosia all’entusiasmo e all’idealismo irre­quieto regolando a piacimento i vari registri, e coreografa la sua personale versione di mascolinità con la stessa abilità con cui incarna l’impaccio e la vulnerabilità del suo lato femminile.

Ehsan Khoshbakht

Copia proveniente da

Per concessione di Blackhawk Films